TORBA, Musica Convenzionale [+ full album stream]
Conosciamo la storia: nastri, split, pubblicazioni su piccole etichette DIY che nascono e muoiono come insetti… è avarissima di soddisfazioni la vita di chi – come Mauro Diciocia (Lecce) – si muove in ambito noise, ambient, musica concreta e simili. Sovraffollamento, poca speranza di suonare in giro, specie per chi sta nelle periferie. Eppure, se alla base c’è un’autentica necessità di esprimersi e di cercare, ha senso andare avanti.
Musica Convenzionale (a me l’ironia piace, non so a voi) esce per la leccese Aaltra, che non si occupa solo di dischi, ma è un progetto a più ampio raggio, un po’ come Torba non è incasellabile in un genere solo: field recordings, manipolazione di nastri magnetici e tape-loops, pianoforte, chitarre, violoncello, effetti analogici, processori digitali, oscillatori, radio AM/FM ed altri oggetti elettronici in circuit bending, si legge sulla presentazione alla stampa, tutto confluisce in uno di quei sogni malfatti da doposbronza infrasettimanale, quando sul divano il dolore, i tuoi pensieri semi-razionali, le tue allucinazioni e la realtà quotidiana (che scorre come da routine, incurante di te) confluiscono in una sola rappresentazione, confusa come quando si fa zapping e spigolosa. Non è possibile entrare nella testa dell’autore e cogliere tutte le associazioni di idee (consce e inconsce) presenti in questi quaranta minuti di collage sonori: di sicuro, visto da lontano, questo disco non ha le sembianze di una di quelle creature ostili e deformi delle copertine dei Wolf Eyes, perché Musica Convenzionale è un lavoro scabro e difficile quanto si vuole, che però – più che spaventare o disgustare – trasmette un senso di sconforto e di non-aderenza al mondo.