TOBIAS., Eyes In The Center
Il sottobosco elettronico sembra essere stato colpito da una sorta di “febbre modulare”, con esiti più o meno interessanti. Il veterano Tobias. non è rimasto immune dal contagio e, dopo il primo excursus nel settore con l’ep Helium Session del 2016, torna su Ostgut Ton per approfondirne le idee con il full length Eyes In The Center.
Tobias Freund ha maturato uno stile mutante, che obbliga l’ascoltatore a mettere a tacere quella tendenza che cerca di ricondurre il vissuto al noto. Lo hanno affinato oltre trent’anni di esperienza come tecnico nelle più prestigiose manifatture sonore tedesche e da una serie di collaborazioni di spessore (ha militato nel collettivo Hypnobeat, esplora il campo audiovisuale con il progetto Recent Arts e ha condiviso lavori con Max Loderbauer, Margaret Dygas, Ricardo Villalobos e Uwe Schmidt).
Le dodici tracce, simili a chimere, di cui è composto l’album sono state concepite nel Non Standard Studios di Berlino, situato negli ex locali della CIA dell’aeroporto di Tempelhof e di proprietà dell’artista stesso. “Cr 24” esordisce con sonorità quasi electro, presto confuse da atmosfere vagamente riconducibili ai primordi dei rave inglesi e punteggiature acid in sottofondo. In “Autopoiesis” è riassunto l’approccio di matrice ingegneristica adoperato in questo disco, quindi pochi elementi sonori architettati efficacemente mediante effetti e stregonerie assortite: qui la manipolazione di un discorso del filosofo e neuroscenziato Francisco J. Varela è accompagnata da ondate percussive e qualche nota sparsa, con un tono placido vicino a una certa IDM. Questo umore pervade buona parte del lavoro, arrivando anche a diradarsi al punto da diventare ambient eterea come in “El Mundo Será Feliz”. Non mancano certo episodi più propulsivi e techno nel senso classico del termine, in cui però è sempre presente qualche elemento distintivo che mantiene alta l’attenzione, come ad esempio il click metronomico di “Syndrome” o la linea ossessiva e paranoica di “Visitors”. La title-track chiude la rassegna con echi house che fluttuano pigramente sostenuti da una ritmica cangiante, ed evoca quella sensazione che si prova quando ci si ritrova all’alba in un dancefloor semideserto.
Eyes In The Center è un album complesso, ma data la sua natura variegata e l’abbondanza di spunti è di sicuro un buon punto di partenza per approcciarsi al lavoro altrettanto sfaccettato di Tobias, che in quest’occasione fa fruttare a pieno quel bagaglio di competenze accumulato durante la sua lunga carriera.