TIZIANO POPOLI, Selinute
Selinute è una creazione artistica – l’impersonificazione di una dea – di Roberto Baldazzini, illustratore e fumettista italiano noto per l’accoppiata con Daniele Brolli ai testi che hanno dato vita all’investigatore Alan Hassad. Ha inoltre collaborato a lungocon la rivista di comics erotica Blue e ha pubblicato altre decine di albi in carriera. Selinute è il punto d’incontro fra Roberto Baldazzini e Tiziano Popoli, entrambi emiliani, entrambi nati culturalmente sotto il segno del 1977. In un percorso durato cinque anni Tiziano ha preso spunto dalle divinità create e rappresentate da Baldazzini, coinvolgendo Paolo Venturi e Paolo Modugno a chitarre e percussioni rispettivamente. Selinute parte dall’incontro dell’autore con Archaeological Records nel 2018, quando durante una sua personale iniziano a sobillarlo, spingendolo verso la sperimentazione con tramiti artistici differenti da quelli del disegno e dell’illustrazione. Da cosa nasce cosa e il 30 ottobre del 2022 Tiziano Popoli invita Paolo Venturi e Paolo Modugno a una sessione di improvvisazione rituale durante la presentazione del progetto “Selinute” di Roberto Baldazzini. A livello sonoro quel che ci rimane sono 4 brani per mezz’ora abbondante di musica che sembra trarre ispirazione da quei luoghi dove sabbia e terra africane e medio-orientali si mischiano, dando vita a nuovi mondi e a nuove forme. “Entrata”, “Prima Danza”, “Seconda Danza”, “Trionfo”. Il percorso è lineare, ma tutt’altro che scontato. Un basso vociare fra suoni liberi e in qualche modo spaziali ci dà l’idea del terreno da gioco, con una sorta di blues nordafricano rarefatto e accompagnato da refoli di vento e dalle percussioni elementari e scarne di Modugno. “Entrata” gioca un passo dopo l’altro, portandoci all’interno di un ambiente che non riconosciamo immediatamente come nostro ma nel quale il trio si districa senza farne né caricatura né semplice copia, tenendo il ritmo per le redini e dosandone densità e temperatura. L’elettronica arcaica di Tiziano si avvolge ad uno scheletro blues richiamando milioni di immagini nella mente, fra anacronismi e fantascienze remote. Versi gutturali e latrati di cani terminano il brano, lasciando spazio alla “Prima Danza”. Qui la voce di Paolo Venturi sembra farsi guida dell’esperienza, con Paolo e Tiziano a raccogliere intorno a lui suoni, battiti e colori con un incedere rock Settanta che cresce con il passare dei minuti, rimanendo in perenne equilibrio con l’ambiente circostante. Siamo in pieno turbinio nordafricano, con il rock che, come a sempre fatto da anni a questa parte, spilucca e si colora. In “Seconda Danza” le corde si aggravano e sferzano con varie tonalità l’ambiente, ricreando una sorta di opera lirica per ronzii ed insetti, con voci che rifuggono il canto prediligendo giochi di gola, per poi tornare alla chitarra, mattanza del brano che va ad infilarsi in ogni anfratto garantendo che ritmo e substrato non siano mai tralasciati. “Trionfo”, nonostante il titolo magniloquente, inizia sottotraccia: battimani, quelli che sembrano fiati come sordo sottofondo e la chitarra, mobile, storta, secca in superficie. Un disco, Selinute, che suona antico e libero e come tale riesce a trasportarci lontano dai ritmi e dalle ottiche odierne, in mano a musicisti e disegnatori che riescono a sostituire il nostro contesto d’ascolto, catapultandoci completamente nel loro mondo. (Vasco Viviani)
Tiziano Popoli, laurea in musica elettronica e composizione al DAMS con tesi riguardante la vocalità nella musica elettronica di Bruno Maderna, è da anni il più classico dei well kept secret della musica italiana più avventurosa. Ha suonato ovunque e collaborato con mezzo mondo, da Fred Frith a Vincenzo Vasi, passando per Giorgio Gaber, Paolo Fresu, Mike Patton, Phil Milton, Butch Morris… e dopo la recente uscita antologica di Bruciare La Notte – Original Recordings 1983-1989 (Freedom To Spend/RVNG Intl) e nel 2022 di preziosi inediti con l’album Sull’Accordo Mimetico, pubblica ora il nuovo lavoro Selinute (Archeological Records-Roma) con i sodali Paolo Venturi alle chitarre elettroniche e Paolo Modugno ai frame drums, un album registrato dal vivo al Teatro La Venere di Savignano sul Panaro con Popoli ai sintetizzatori digitali e analogici, al sampling e ai loop.
Se non sembrasse una citazione vintage, perché di nostalgico in questa musica non c’è nulla, i tre già con il primo brano, “Entrata”, ci gettano in pasto a una onda psichedelica degna di un Acid-Test firmato Ken Kesey/Grateful Dead e, giocando, immaginiamo Popoli as Tom Costanten, Modugno as Mickey Hart e Venturi as Jerry Garcia suonare una “Dark Star” rivisitata in chiave contemporanea. Dunque, dopo la psichedelia attiva ed elettrica che ci ha accolto, segue un brano, “Prima Danza”, dove si respirano profumi e timbriche medio-orientali condite da influenze desert-blues con la chitarra e la voce di Paolo Venturi sugli scudi, mentre l’incessante ritmo del daf di Paolo Modugno fa da bordone, introducendo infine i sintetizzatori modulari di Popoli. La meditabonda “Seconda Danza”, con l’elettronica e gli imprevedibili sampler di Tiziano Popoli a dettare i tempi dilatati: in sintesi, sei minuti di delirio psicoattivo certificato. Chiudono i nove minuti di “Trionfo”, dove torniamo in pieno trip lisergico con i tre letteralmente scatenati ai loro strumenti ma con un interplay che non perde mai di vista una linea armonica, melodica e ritmica di assoluta coerenza. Trionfo e… gloria dunque a Selinute, mosaico cangiante di suoni sorprendenti, disponibile in cd, vinile 12” e su Bandcamp.
Ma cos’è Selinute senza “N”? Dea Madre ma anche maschera inquieta, incarnazione del desiderio, imperatrice dei territori del feticismo. Creazione ex-novo di Roberto Baldazzini, pittore spesso in combutta con Tiziano Popoli per mostre e performance, qui in veste di autore della diabolica copertina come anche dei manifesti che ne annunciavano il concerto e certo il titolo ci fornisce un ulteriore indizio d’interpretazione in chiave rituale di questo affascinante ma sicuramente troppo breve album. All’attività di musicista Popoli accompagna quella didattica, insegnando Informatica Musicale a Bolzano nell’Istituto Musicale Vivaldi per studenti, aggiungiamo noi, indubbiamente molto fortunati. (Toni De Martino)