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TIME MOTH EYE, Undeath

Undeath

Nuova uscita Crucial Blaze tra musica e art-zine: il disco esce accompagnato da un libretto in formato A5, che contiene le illustrazioni macabre di Timothy (ecco svelato il moniker) Renner, che qualcuno conoscerà come il leader del gruppo folk Stone Breath. Rispetto al suo progetto principale, Timothy si sposta su territori più ambient/musique concrète, senza accantonare del tutto la strumentazione tradizionale. Per questo, sulle prime, viene in mente un’altra uscita Crucial Blaze come Yami Kurae, anche se Undeath poi segue un percorso diverso, che è un intrigante (non saprei se è il migliore) tentativo di conciliare dark ambient e folk. In sede di presentazione l’etichetta tira fuori subito i Current 93 (e certi Coil?), però si potrebbe pure scavare nel catalogo della Cold Meat Industry (trovando cose non tanto riuscite, in realtà), cercare possibili accostamenti coi Kinit Her e il loro cantilenare ancestrale o ancora andarsi a risentire il Ben Chasny più droneggiante, ma sinceramente si farebbe torto a qualcuno che è in giro almeno da metà anni Novanta.

Undeath è del tutto fuori dal tempo, strabocca di presagi sinistri, eppure (o proprio per questo) ti manda in trance e non ti fa togliere le cuffie. Sarà perché, grazie al tappeto di suoni prolungati e continui posto al di sotto di tocchi scheletrici di chitarra e banjo, ogni pezzo si riversa nel successivo senza quasi interruzioni oppure sarà il salmodiare delle voci che stordisce, ma proprio si finisce per sentirsi l’album tutto d’un fiato, tra coscienza e incoscienza. Timothy stesso suggerisce la strada: in sleep you know, in dreams you see. Tra l’altro, dopo che all’inizio ti tira dentro mentre cerchi di capire cos’è, alla fine Undeath riserva la sorpresa di “Chrysalishroud” e “Sleepwalker / Dreamwalker”, che sono tra i rari esempi in cui dark ambient e semplice cantato convivono, unendo la profondità abissale del primo alla melodia del secondo.

Da provare.