THURM
Nati dall’unione tra musicisti di Anteater e Amber, i Thurm hanno pubblicato un album in cui l’attitudine genuinamente hardcore si sposa con l’estremismo metal per dar vita a un mix che non snatura di un grammo il background diy della band. Proprio questa attenzione a temi socio/politici nei testi e la voglia di utilizzare la musica come veicolo privilegiato per condividere i propri pensieri con gli ascoltatori, rendono il debutto dei Thurm lo spunto ideale per domande che vadano oltre il mero parlare di musica. Ecco cosa ci ha raccontato la cantante Anna.
Ciao, ti andrebbe di introdurre i Thurm ai nostri lettori, se non sbaglio nella line up sono presenti membri di Anteater e Amber. Cosa vi ha spinto ad unirvi e come è iniziato tutto?
Anna: Ciao! Sì, Timo e Justus suonano anche negli Anteater e io cantavo negli Amber, questo è anche il modo in cui ci siamo conosciuti. Abbiamo suonato dei concerti insieme e siamo diventati amici sia come band che come persone. Malte ci ha raggiunto alla batteria. Abitiamo ad almeno due ore di distanza gli uni dagli altri, per cui le cose non sono state facili, almeno fin quando non abbiamo scoperto che i weekend condivisi passando tutti i giorni insieme in sala prove sono divertenti e rendono possibile far funzionare il progetto.
Il vostro album è uscito per la Narshardaa e contiene un mix feroce di hardcore e metal estremo, con un forte mood black metal. Che mi dite del vostro background come ascoltatori e come musicisti? Vi sentite legati a una comunità specifica?
Tutti noi amiamo la musica pesante, il che ci ha portato a suonare così black metal. In passato abbiamo fatto tutti parte di differenti band che per lo più suonavano all’interno del giro hardcore punk diy. Questa è la scena in cui ci sentiamo a nostro agio e la musica che amiamo. Sono stata davvero contenta di lavorare ancora con Andre della Narshardaa. Ha prodotto anche i dischi degli Amber ed è sempre divertente parlare con lui e incontrarlo. In più, lui riesce sempre a indovinare i miei gusti in fatto di musica, il che rende più semplice per me scoprire nuove band.
L’album, come dicevo prima, è pieno di atmosfere oscure e ha un mood davvero aggressivo: c’è un legame anche coi testi? Avevate già in mente il risultato finale quando avete iniziato a provare insieme?
Quando abbiamo iniziato non avevamo vere idee su cui lavorare. Ciò che sapevamo era che volevamo tutti suonare un qualche tipo di musica pesante. Abbiamo provato varie cose e alla fine l’insieme si è evoluto in un mix di hardcore e black metal.
Il più delle volte, scrivo i testi dopo aver ascoltato la musica, così da comprendere che tipo di sensazioni trasmette. Sapevo, però, che non avrei scritto di situazioni personali, che era ciò che facevo di solito negli Amber e rappresenta per me un capitolo chiuso. Quindi, possiamo dire che la musica era perfetta per ciò di cui volevo cantare.
Sempre i testi sono pesantemente influenzati da questioni sociali e politiche: credi che la musica giochi ancora un ruolo politico nel mondo odierno?
Questa non è una domanda facile. La scena hardcore (punk, metal…) è molto piccola se paragonata agli altri stili musicali e credo che la maggior parte dei proclami politici nella nostra musica non oltrepassino i confini della scena stessa. Questo è triste, per cui dobbiamo evitare di pensare e vivere solo all’interno del nostro “piccolo mondo musicale parallelo”.
Le parole di “Modern Slavery Exist” mi fanno pensare all’attuale dibattito sui rifugiati, specialmente all’approccio ipocrita con cui media e politici affrontano l’argomento. È come se tentassimo di nascondere il modo in cui abbiamo sfruttato e continuiamo a sfruttare queste persone e Paesi. Per non parlare del nostro coinvolgimento con i governi corrotti e nelle guerre in corso in questi Paesi. Ti va di condividere con noi i tuoi pensieri in proposito?
Quando ho fatto delle ricerche sugli argomenti trattati nel brano, sono rimasta a dir poco sconvolta, ho scoperto cose di cui non ero a conoscenza. La schiavitù nascosta è sempre stata e continua ad essere ovunque attorno a noi. Non potevo esprimere i miei sentimenti a parole, per cui ho lasciato che il mio amico Brian (che suona la chitarra negli Anopheli) si limitasse a leggere i semplici fatti, così da informare almeno un po’ di persone. I numeri sono così alti e sono sicura che molti non hanno cognizione di quanta merda esista là fuori. Pur se ugualmente orribile, “Modern Slavery Exists” in realtà non parla in modo specifico del problema dei rifugiati. Ciò che mi fa incavolare più di tutto è come la gente reagisce quando si confronta con la questione. La Germania è una delle mete più desiderate da chi scappa dalla Siria e da altri Paesi. Si tratta di persone bisognose che fuggono da guerre, oppressione e altre cose tremende, eppure puoi vedere qualcuno dimostrare contro perché crede siano in pericolo la sua esistenza e la sua cultura, davvero non capisco. Si spingono a tal punto da bruciare i locali predisposti per accogliere i rifugiati e questo accade, almeno in Germania, senza alcun commento da parte dei politici.
In questo periodo si parla molto del grind alle isole Faroe (una mattanza che vede l’intera popolazione riunirsi per uccidere con armi da taglio i globicefali spinti a riva dalle barche, maggiori informazioni qui), come sei venuta a conoscenza di questa “tradizione” crudele e cosa ti ha portato a scrivere un testo sull’argomento? Credi che qualcosa stia cambiando nel modo in cui le persone percepiscono i problemi legati all’ecologia e che si possa invertire il percorso distruttivo che l’uomo ha intrapreso?
Ai miei occhi il grind non è altro che una crudeltà che oggi come oggi non ha alcuna giustificazione. Affanculo le tradizioni che comportano l’uccidere! Chi dà loro il diritto di uccidere questi meravigliosi animali? Non riesco a capire perché esistano ancora tradizioni come questa quando tutti sanno che l’umanità è il diavolo e ha già spazzato via così tante specie. Siamo la specie peggiore e le estinzioni che abbiamo causato nei secoli scorsi e ancora causiamo sono del tutto comparabili alle cinque grandi estinzioni avvenute nella storia della Terra (le cinque transizioni biotiche). È stimato che ogni giorno spariscano tra le 31 e le 1302 specie, il che vuol dire che il tasso è tra le cento e le mille volte maggiore dell’estinzione naturale. Perché almeno non cerchiamo di salvare quelle poche che ancora restano in vita?
Credo che ogni singolo brano (“FGM” è un ottimo altro esempio) possa meritare una domanda specifica, possiamo considerare il disco come un concept o una foto del nostro pianeta in questo particolare periodo?
Direi di sì, c’è stato un periodo in cui mi sono trovata a pensare alle vite delle altre persone. È come se conducessimo vite parallele, senza avere però la minima idea di quello che gli altri affrontano ogni giorno. Mi sembrava vivessimo sullo stesso pianeta, nello stesso momento, anche nella stessa città, eppure che le nostre esistenze non potessero essere più diverse. All’inizio volevo scrivere i brani dal punto di vista di persone differenti, ma era impossibile, visto che mi sono resa conto sempre più di non sapere abbastanza su di loro. Così ho cambiato approccio, finendo per trattare differenti vite/aspetti, sono contenta del risultato finale e le ricerche fatte mi hanno permesso di scoprire molte cose.
Tu canti anche negli Archivist, come hai conosciuto Alex e gli altri?
Ho incontrato Alex e Gerfried quando stavo negli Amber e sono davvero felice che Alex mi abbia chiesto di unirmi agli Archivist. Credo che entrambi considerassimo le nostre voci perfette per stare insieme e per entrambi far parte di una band ha sempre avuto molto a che fare con l’amicizia. Quindi, era solo questione di tempo e la cosa mi fa un enorme piacere. Alex è un artista fantastico, non solo realizza delle illustrazioni incredibili, ma ha anche la capacità di creare immagini nella nostra mente con le sue storie meravigliose! Non vedo l’ora che sia pubblicato il suo racconto.
È stato difficile gestire la distanza mentre lavoravate al disco degli Archivist? Suonerete dal vivo?
Il mio ruolo negli Archivist si limita al cantare, Alex ha scritto questa storia fantastica, quindi non ho dovuto faticare troppo (grazie Alex!). La cosa più dura per me è stata il non poter provare insieme in modo regolare, comunque, grazie ad internet, possiamo essere amici e suonare in una band senza vederci spesso. Il che è triste e fantastico allo stesso tempo. Sono entusiasta dell’idea che saremo in tour dal tredici al venti novembre, non vedo l’ora di stare insieme nella vita reale.
L’approccio e il contenuto di Thurm e Archivist sono decisamente diversi. Come hai gestito questa differenza? Hai trovato difficoltà nel passare da temi realistici e a sfondo sociale a un piano narrativo/immaginario?
In realtà non ci avevo mai pensato: Thurm e Archivist sembrano band completamente differenti, ma sono entrambe meravigliose, ed entrambe con persone ottime e talentuose. Siamo parte della stessa scena, ci ascoltiamo a vicenda e abbiamo la stessa visione politica. Quindi, alla fine non ci sono poi distanze così grandi. Amo il fantasy e amo le storie di Alex da prima di entrare negli Archivist. I loro testi possono seguire un percorso narrativo ma sono anche critici, del tipo: “guarda cosa potrebbe accadere se continuiamo così”. Puoi considerarla una storia in cui rifugiarti quando la realtà fa schifo, ma ti fa anche pensare. Per cui non ci sono differenze a parte parole diverse.
Andrete in tour in Europa per presentare il disco dei Thurm? Verrete in Italia?
Ci piacerebbe davvero! Non abbiamo ancora fatto dei veri progetti, ma siamo aperti ad ogni opportunità, sarebbe bello venire in Italia, per cui se avete suggerimenti…
Grazie mille, sentiti libera di lasciare un messaggio ai nostri lettori.
Go welcome refugees, be nice, try to think out of the box and go skate! See you out there!