THREE LAYER CAKE, Stove Top
Dietro il concetto del Punk esiste un mondo molto vasto fatto di correnti di pensiero, musicali, storie e punti di vista. E non ha caso ho parlato di concetto perché il Punk non è innanzitutto la musica che suoni, ma quello che sei e fai: un modo di sentire il genere che è ben radicato soprattutto in chi quel mondo l’ha costruito, rendendolo un fenomeno storico e di portata mondiale che ancora oggi passa di sala prove in sala prove e sui palchi grazie ad un moto perpetuo innescato negli anni Settanta.
Per chi legge assiduamente questo sito, dire Mike Watt significa menzionare un po’ lo zio di tutti, ma per chi fosse passato da queste parti per puro caso, sappia che Mike Watt è stato il bassista dei Minutemen, una delle band che negli anni Ottanta ha contribuito a dare una forma diversa al genere, trasformandolo in Hardcore Punk e creando una nuova corrente musicale e politica dal forte impatto culturale e ancora presente e pulsante.
Ed è proprio il Sig. Watt che con quest’ultimo progetto musicale Three Layer Cake incarna l’esempio di ciò che va oltre la catalogazione del Punk per come è approdato sul mercato discografico. In Stove Top, pubblicato dalla Rarenoise Records a maggio 2021, senti che il Punk è il collante per unire la sperimentazione del Jazz, la spigolosità del Match Rock, la furia dritta della New Wave; la libertà con cui Mike Watt, Mike Pride e Brandon Seabrook passano da un momento ad un altro è il concetto stesso di Punk.
C’è una manifesta capacità di contenere con maestria quella tensione del genere “madre” in brani lunghissimi come “A Durable Quest” e “Tiller”, di far suonare il banjo di Seabrook a grande velocità come se fosse una sei corde furiosa, o costruire strati su strati talmente dilatati da far sembrare il brano “Shepherds” molto più lungo della sua effettiva durata, perfetta per l’airplay radiofonico.
Un disco interamente strumentale registrato a distanza nel pieno lockdown, uno strato alla volta: dalla batteria, al basso e poi banjo, glockenspiel, campane varie e altri indicibili strumenti per chi è Punk. Un lavoro fatto a distanza grazie all’uso della tecnologia, sfruttando quei mezzi della modernità che sempre di più stanno trasformando il mondo in un unico circolo globale senza confini, riferimenti e distinzioni di generi musicali, rendendo sempre più complicato l’uso delle etichette.
Stove Top è nato, ideato e sviluppato con l’aiuto della tecnologia da un “vecchio” che negli anni Ottanta cantava del “No Future” e da due musicisti più giovani capaci di suonare insieme a chiunque con la stessa straordinaria intensità. E se non è Punk questo…