THOU, Umbilical
But our mistakes are etched in stone till the end of our lives, till the end of time. And we’re being crushed beneath the weight: così la voce scorticata di Bryan Funck ci mette subito dell’umore sbagliato in “Emotional Terrorist”, secondo pezzo di Umbilical, il primo album dei Thou (da soli) in sei anni, uscito il 31 maggio per Sacred Bones. In vent’anni i Thou hanno mescolato in mille modi diversi le loro radici punk/DIY, lo sludge e l’amore per il grunge e l’alternative anni Novanta, quindi per me è difficile rifiutare l’invito ad ascoltare qualunque loro disco: questo ha la caratteristica di essere amaro, feroce e diretto, apparentemente ostile eppure non così estremo da respingere tutti. Umbilical non è davvero un album difficile: non è lento fino ad annoiare come potrebbe pensare qualcuno che conosce i Thou solo in modo superficiale, anzi è pieno di pezzi con tiro e groove (forse persino delle canzoni, sentire “The Promise”), poi i riff sono sì cazzuti e pesanti, ma non servono vent’anni di ascolti estremi e chissà quali cicatrici per sopportarli, basta aver avuto una pessima giornata, pessima giornata che il latrato di Bryan Funck polverizzerà in un attimo, perché i Thou sono una di quelle band che tira fuori tutta la merda al posto nostro, prima che a casa o al lavoro o al bar ci prendano i cinque minuti sbagliati, quelli per cui il giorno dopo c’è la tua foto sul giornale e l’intervista al vicino che dice “boh, aveva la maglietta dei Nickelback e salutava sempre”. Aggiungo che questo forse non sarà uno di quegli album “all killer – no filler”, ma vorrei sapere quanti pezzi deboli ci troverà dentro la gente. Penso molto pochi.