THOMAS KÖNER, Novaya Zemlya
La Type Records ne ristampa i primi, fondamentali, album dei Novanta, più addirittura il progetto dub techno Porter Ricks. Ci sono etichette, come l’italiana Glacial Movements, che basano parte della loro estetica sul suo lavoro. Esiste poi una compilation del 1994 (Ambient 4: Isolationism) dove lui compare assieme ad altri che oggi come ieri rappresentano il lato più ostico dell’ambient e della musica sperimentale. E non abbiamo ancora parlato della sua attività video-artista (poco tempo fa ha partecipato, tra l’altro, al Netmage di Bologna). Thomas Köner questa volta esce per Touch, con un disco che prende il titolo da un arcipelago artico appartenente alla Russia, dove, durante la Guerra Fredda, furono svolti esperimenti con la bomba atomica. Questo tipo di paesaggio, a temperatura zero e senza vita, è quello dove corre la sua immaginazione. Il corrispondente sonoro è qualcosa che sta tra silenzio e basse frequenze quasi fuori dalla nostra capacità uditiva e – rispetto al passato – solo a tratti profonde e imponenti come volume, persino solo a tratti “drone”: in quest’atmosfera ultra-rarefatta e buia si percepiscono anzitutto colpi lontanissimi (richiamo a quelle esplosioni?), poi – centellinati – impalpabili ed essenziali interventi di synth (?), che nel vuoto generale creato da Köner finiscono per essere/sembrare delle commoventi “epifanie” musicali. Accanto si trovano una manciata di field recordings a suggerire meglio la controparte visiva scelta, messaggi radio incomprensibili e per brevi attimi quello che sembra il suono di un respiro dentro una maschera o un casco, così – con in testa la storia di prima – si finisce in un film di fantascienza con il protagonista che esplora territori contaminati.
Chi si avventura in dischi come Novaya Zemlya, tendenzialmente non lo fa per caso: è un ascoltatore molto paziente e particolare, interessato a produzioni caratterizzate dal medesimo oltranzismo sonoro (vengono in mente Francisco Lopez, ma anche Mick Harris col progetto Lull). Thomas Köner, per parte sua, ha inventato un genere e lo porta avanti dosando le uscite e scartando di poco dal suo modo d’intendere la musica. L’album, dunque, si rivolge agli appassionati, che di certo seguono anche l’etichetta di Jon Wozencroft, mentre è meno plausibile che voglia/possa definire nuovi generi come quelli di vent’anni fa.
Tracklist
01. Novaya Zemlya 1
02. Novaya Zemlya 2
03. Novaya Zemlya 3