THE WHITE BIRCH, The Weight Of Spring
Storie “sorde”, quella della fine dei White Birch nel 2006, dopo aver pubblicato un disco fondamentale come Star Is Just A Sun quattro anni prima. Da Cale ai Godspeed You! Black Emperor, un manifesto del sadcore come se ne ascoltano ormai pochi. In accordo col mood del genere, il gruppo di Ola Flottum scompare senza far rumore, come infilandosi in una finestra – da cui proviene un sole fortissimo – per dirigersi verso altri universi: pubblica Come Up For Air e svanisce. Negli anni il solo Flottum – ormai diventato affermato compositore di colonne sonore – afferma di non aver dimenticato la “sua” band e, infatti, da quella stessa finestra riappare quest’anno solo lui (i vecchi sodali chissà dove sono sbarcati). Stupisce come The Weight Of Spring, col sostegno di una pletora di musicisti di formazione classica, si riallacci alla produzione passata come nulla fosse. Vero è che gli inserti cameristici, le armonie di vellutati violini e pianoforti al calor bianco spostano il discorso verso una netta contaminazione con certo chamber folk, ma rimane intatto il senso di lieve dolcezza e di pacificata passione dai colori a tinte tenui del sadcore. Ecco dunque pezzi che non azzannano mai, ma ipnotizzano, gentili, e senza procurare feroci attacchi di sonno. Un ritorno inatteso e che non desterà scompiglio, eppure così centrato e incantevole.
Tracklist
01. New York
02. The Fall
03. Solid Dirt
04. Lamentation
05. Winter Bride
06. The Weight of Spring
07. The Hours
08. Lantern
09. Love, Lay Me Blind
10. Lay Me by the Shore
11. Mother
12. Spring