Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

THE VEILS, Asphodels

Finn Andrews, figlio di Barry degli XTC, ha affinato negli anni capacità compositive sempre maggiori. A oltre vent’anni dall’esordio, la formazione di origine neozelandese da lui capitanata, The Veils, a febbraio dal vivo in Italia, suona come un piccolo classico, una piccola certezza di eleganza, con il suo alt-songwriting folk-pop-rock qui poggiato spesso sui tasti, avvolto dagli archi di Victoria Kelly, al passo di percussioni jazzate, in scia dei Buckley, di Cohen e Cave. Total Depravity, nel 2016, aveva rappresentato l’apice della parabola e uno dei suoi brani, l’ansiogeno e memorabile “Axolotl” con El-P, era finito sotto ai radar di David Lynch per la terza stagione di Twin Peaks e relativa comparsa in cornice creepy sul palco del Bang Bang Bar, meglio noto come Roadhouse.

Inciso d’altronde in presa diretta in appena una manciata di giorni, Asphodels arriva due anni dopo la conferma di … And Out Of The Void Came Love ma vira verso una spiccata sintesi, sia nella durata complessiva – la metà rispetto al suo predecessore, per dire, con appena nove episodi concisi in scaletta – sia nell’essenzialità di fondo, animata dalla semplicità disarmante delle melodie (“O Fortune Teller”, l’anche troppo scolastica “Melancholy Moon”), da un’epica altamente nostalgica (“The Ladder”, “Mortal Wound”) e dalla forza della delicatezza (“Concrete After Rain”), appropriate spinte per parole che flirtano con la morte e il sogno dell’esistenza, il buio in movimento e l’acqua di fiumi e precipitazioni. Il titolo dell’album omaggia le distese di fiori che nell’antichità erano considerate ideali per il riposo dei trapassati, in vita né buoni né cattivi. Il passaggio-ascolto, dal limbo, conduce però a un approdo di inattesa speranza.

Tracklist

01. Asphodels
02. O Fortune Teller
03. The Ladder
04. The Dream of Life
05. Mortal Wound
06. The Sum
07. Melancholy Moon
08. Concrete After Rain
09. A Land Beyond


Le date dei Veils in Italia: 8/2 Bronson (Ravenna), 9/2 Monk (Roma), 10/2 Legend 54 (MIlano), 14/2 Spazio 211 (Torino)