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THE THIRD KIND, Man Vs Earth

I Third Kind si sono formati nel 2015 dall’incontro tra musicisti già visti all’opera in band quali All Out War, Bastard Clan e Vise Massacre, per dar vita ad un mix tra il classico crossover tardi anni Ottanta e quel piglio di strada tipico dell’hardcore della Grande Mela, cavalcate thrash e stacchi ricchi di groove, cori urlati in faccia e un immaginario sci-fi a condire il tutto con più di un richiamo all’universo dei Voivod. Il debutto su album – in precedenza avevano realizzato un ep nel 2018 – è un concept in cui si prende a spunto la fantascienza per tessere un quadro cinico e spietato della razza umana, più sul versante nichilista che con un ben preciso disegno politico, il che vuol dire che non ci si sofferma tanto sulle ingiustizie sociali quanto sull’intimo egoismo dell’uomo contro cui si punta il dito accusatore senza tanti giri di parole. Dal punto di vista musicale, come si diceva poco sopra, siamo in pieno umore crossover con riff taglienti e botte di energia che ricordano un mischione tra thrash alla Power Trip (per richiamare alla mente un nome attuale) e dimostrazioni “volgari” di potenza anni Novanta alla Merauder, il tutto condensato in brani dalla durata decisamente breve ma non per questo poco a fuoco, la velocità di crociera si attesta quasi sempre sotto i tre minuti eppure la scrittura è completa e ricca di cambi, c’è attenzione ai dettagli e il suono è costruito con cura per donare al tutto la giusta spinta e non perdere l’impatto frontale sull’ascoltatore. In breve, ci troviamo di fronte ad un nome nuovo (anche se formato da vecchie conoscenze) che colpisce il bersaglio e non ci fa rimpiangere il tempo speso, soprattutto ci fa passare una bella mezzora in viaggio tra le galassie per diffondere tutto il peggio dell’umanità al ritmo di quello scontro tra hardcore e thrash verso cui abbiamo sempre provato un debole mascherato a fatica. Questa è la variante della ricetta in salsa newyorkese, servita in modo veloce e senza troppi convenevoli, anzi, c’è anche un piglio strafottente nel trattare col cliente perché la gente da servire è tanta e non si può perder tempo tra “grazie” e “scusi”, ma i sapori ci sono come l’amore nell’accostarli, tanto che alla fine si sviluppa una certa dipendenza. Per la nouvelle cuisine c’è il bistrot in fondo alla via, qui nel vicolo ci piace mangiare in piedi e guardarci negli occhi.