THE STAR PILLOW, Livorno
… un pretesto, a dire il vero, per giocare con la malinconia, per suonare le pause, alludere e non dire. Questa la dichiarazione-chiave che mi ha colpito leggendo la cartella stampa del nuovo lavoro breve, in pratica un ep svolto a due mani (col sodale pianista Federico Gerini), del toscano Paolo Monti (in passato nel giro Setola Di Maiale). “Livorno Minore”, per fare un esempio, mostra con violenta delicatezza atmosfere rarefatte composte da chitarre e pianoforte al limite del cameristico, simili al post-rock di una volta – pensate ai Rachel’s, per fare un nome pure scontato – ma come lo può immaginare un europeo del Mediterraneo. Dunque è un album monotematico, questo Livorno, appoggiato a una concezione di città vissuta nel profondo, accarezzata e vista dal finestrino di un automobile che si incammina al rallenty per il lungomare in inverno (“Livorno Segreta”). Il viaggio si conclude con le note all’apparenza più in libertà della lunga “Livorno Domani”, ancora più minimale del resto, che si sostanziano dando come risultato una sorta di sfilacciata cantilena che rimane poco definibile. Quasi banale pensare a un fiume di sensazioni che sfocia in un mare che accentua la voglia di perdersi all’orizzonte. Questo deve aver pensato il malinconico Monti, e lo ha “pensato” bene.