THE PROGERIANS, Crush The Wise Men Who Refuse To Submit
La progeria è quella malattia terrificante per cui si invecchia velocissimamente, come l’inventore degli androidi in “Blade Runner”. O forse come tutte le band oggigiorno. Non so che cosa pensino di quest’ultimo problema i belgi Progerians, ma è certo che hanno di fronte una sfida non da poco per non sembrare nati già anziani: convincere un pubblico che da vent’anni è alluvionato da gruppi come il loro, con tanto di festival a tema sparsi per tutta Europa. Non è una partita persa in partenza, comunque, perché ci sono alcuni casi in cui, banalmente, le stesse cose possono essere fatte meglio, con più tiro o col tiro giusto: i La Muerte, compaesani e compagni d’etichetta dei Progerians, ci riescono col classico rocchenrol. Succede anche in questo Crush The Wise Men Who Refuse To Submit: a seconda della velocità del pezzo, ecco che vengono in mente Sleep, Melvins, Torche, High On Fire (…) e tutto quel giro di noise-rock pesantone spinto da Riot Season (gli Ultraphallus, per dire, sono belgi, ma non so se si conoscono). Per carità, lungo il disco ci sono anche abbellimenti originali (una breve parte rappata, qualche tocco di pianoforte), ma ciò che conta qui è che i riff sono grassi, zozzi e riconoscibili, che la casa o il locale vibrano di continuo, il pavimento comincia a creparsi e i pezzi sembrano non finire mai, il che – paradossalmente – da certe culture è considerato un pregio. Avanti così.