THE OFF-KEYTCHEN, The Lady From New York
Niet F-n e Simone Ginesi improvvisano una dedica, un’ode alla città di New York. Compito arduo, visto il crocevia di culture, ritmi e vite che costella la città fondata come Nieuw Amsterdam dagli olandesi nel 1664 e poi ribattezzata dagli inglesi.
Nelle mosse del duo si sente, dopo iniziale incrocio di voci e brade percussioni che contestualizzano una sorta di viaggio semi-incosciente in una trance indotta, un attaccamento alle radici percussive africane e ai prodromi del jazz. Sembra quasi che si voglia raccontare la storia di un territorio attraverso i fossili musicali che ne hanno corredato le annate, senza vociare, né enfatizzandone l’importanza. Un omaggio, succhiando giusto un poco d’anima alla città nelle visite e nelle sessioni di registrazione al Central Park e nelle subways. Atmosfere ambientali di spessore, ornate da field recordings e campionamenti in quella che può apparire come un’enorme bolla dub (“Downtown”) o uno specchio d’acqua placida nel quale un sassolino provoca cerchi in allargamento (“One Night In The Village”). Nell’oscurità della grande mela trovano spazio anche sorprese, come quelli che sembrano didjeridoo e batterie percosse come lamiere, sibili in una “Southside Sabbath” che mette più di qualche brivido. Si rientra al jazz club, “Harlem Afternoon”, anche se più che sessione sembra essere un momento di stallo, note in libertà, lambicchi e rumori d’ambiente. Un saluto al predicatore per finire in “Central Park”, uccellini, tromba e batteria forsennata, la città e i suoi rumori perfettamente amalgamati. Un viaggio stupendo, che mi riporta ai tempi di quando, sbagliando una fermata della metro, in dolce compagnia camminammo in zone losche per raggiungere la location di un concerto di Phil Niblock. La vita, la strada, il brivido di New York.
Well done, The Off-Keytchen, you bring me back there.