THE OBSESSED, Sacred
Sono passati ormai due anni e mezzo da quando, nel bel mezzo del loro tour europeo (poco tempo dopo la data di Roma di cui vi avevamo parlato all’epoca), i Saint Vitus si trovarono orfani di Scott Wino Weinrich, arrestato in Norvegia per possesso di stupefacenti, un incidente di percorso che gli costò il divieto di entrare in Europa.
Nonostante lui ufficialmente sia rimasto nella line-up, i doomsters californiani da allora girano con Scott Reagers alla voce anche in America. Questo lo ha spinto, almeno da quello che si deduce, a riformare gli Obsessed, la sua band originaria, sciolta ormai da tempo imprecisabile, facendo uscire Sacred quest’anno, primo disco con questo nome dall’ultimo, The Church Within, uscito nel 1994. Al basso e alla batteria ci sono Dave Sherman (oggi sostituito da Reid Raley) e Brian Costantino: in poche parole, abbiamo di fronte l’ultima formazione degli Spirit Caravan, che però suona un genere leggermente diverso con il nome di un altro gruppo.
Per nostra fortuna, se c’è uno di cui possiamo fidarci, quello è proprio Wino. Più di vent’anni di distanza dall’ultimo full length e una reunion inaspettata sono spesso sinonimo di fallimento e vergogna, ma quando sei un personaggio leggendario, difficilmente puoi deludere. Le danze si aprono con “Sodden Jackal”, brano già apparso come B side del loro primo singolo omonimo, alla quale segue la nuova “Punk Crusher”, che ci mostra come tra il presente e il passato non ci sia alcuna differenza: la forma e la classe sono le stesse. Tutti i pezzi qui presenti sono di eccellente fattura, con riff ottimi, che riflettono uno stile mai banale, sebbene non sia cambiato quasi per niente. Il sound, infatti, a grandi linee è rimasto lo stesso, la componente malinconica ha un po’ ceduto il passo a quella più rock ed energica, scoprendo il lato meno doom della band. La produzione è altrettanto buona e i suoni rendono giustizia alla proposta musicale del gruppo. Non si capisce però perché, in mezzo a tanti pezzi validi, i tre abbiano scelto proprio “Razor Wire” e “Punk Crusher” come anteprime del disco da presentare al pubblico, e perché due ottimi brani come “On So Long” e la zz-top-iana “Crossroader” figurino solo come bonus track per l’edizione in vinile.
Tralasciando queste ultime osservazioni, non possiamo che essere soddisfatti di Sacred. Constatare che Wino ha ancora idee valide e che questa non è stata un’operazione commerciale fine a se stessa o un gesto di puro narcisismo (come ripiego per la semi-esclusione dai Saint Vitus) non è da poco, vista la quantità incredibile di reunion e di dischi dei quali ancora oggi non sappiamo spiegarci il perché. Probabilmente passerà ancora molto tempo prima che i The Obsessed possano venire in Europa a suonare, ma nel frattempo ci possiamo godere questo nuovo album che, pur non essendo un capolavoro, quantomeno rende giustizia a un nome che merita ancora più considerazione di quanta già ne abbia.