THE LOVE SUPREME, A Shade Of Yellow Very Close To The Gold Album
Lo intuisci da quel feedback posto all’inizio, da come scalpita per rompere le righe e gettarsi nel caos del pezzo, perché dopo tanti decenni passati ad ascoltare musica comprendi che non tutti i feedback sono uguali e anche da questi dettagli si capiscono mille cose, come dal fatto che a questo feedback ne segua un altro, che quella era solo una falsa partenza e l’illusione di essere già nella mischia. Solo a quel punto comincia davvero il disco e i The Love Supreme si presentano al loro pubblico. Formati da volti familiari a chiunque frequenti anche di sfuggita la scena hardcore punk nazionale, già attivi in band come Chambers, Cayman The Animal, Bennett, Tutti I Colori Del Buio, Die Abete, Rope, Six Feet Tall, la definizione di supergruppo potrebbe calzare a pennello per loro, eppure se ne sono usciti alla chetichella, senza troppi annunci o clamore mediatico, con un vinile one-side serigrafato che attira immediatamente l’attenzione per quel giallo sgargiante e un teschio che ricorda una versione punk del celebre smile. Puro situazionismo al grido di What We Do Is Secret – a cominciare dalla data di uscita non casuale nel suo coincidere con la festa degli innamorati – sul quale si innesta tanta voglia (nelle loro stesse parole) di punk misto al noise con i riferimenti nella scena punk di San Diego dei primi anni 2000. All’apparenza una semplice riunione tra vecchi amici, magari logisticamente non proprio semplicissima, ma pur sempre una festa in famiglia in cui il cazzeggio e la voglia di passare del tempo insieme sembrano farla da padroni. Eppure, come si diceva in apertura, si avverte una sostanza dal peso specifico considerevole in ciò che i The Love Supreme riescono ad offrire all’ascoltatore, un pugno di brani che stende al primo assalto, sette esplosioni sonore cariche di tensione statica e di energia in caduta libera da KO al primo colpo. Ovvio, l’esperienza aiuta e il manico era già stato dimostrato negli anni e nelle altre (molte) esperienze, ma qui si avverte qualcosa di più di un semplice mestiere usato per darsi un pretesto di incontro, perché la passione e l’urgenza di comunicare prendono il timone della barca e la gita si trasforma in un arrembaggio che non va preso sottogamba. A farla breve, i The Love Supreme se ne sono usciti con un debutto che mette insieme l’impatto dei due cantanti, lo sferragliare di chitarre dall’evidente taglio noise con una sezione ritmica che va avanti come un treno in corsa per dar vita a brani tanto feroci quanto in grado di imprimersi in mente senza alcuna difficoltà. L’impressione, confermata anche dai video che girano in rete, è quella di un gruppo che varrebbe davvero la pena vedere in azione su un palco per testarne di persona la resa live, cosa che ci ripromettiamo di fare al più presto e di cui ovviamente vi riferiremo. Per ora vi consigliamo un giro di giostra sul piatto.