THE LAND OF THE SNOW, As Within, So Without
The Land Of The Snow è la creatura di Joel Gilardini, gestita in solo o con ospiti scelti (lavori videro coinvolti Paolo Bandera e Andrea Gastaldello). In questo As Within, So Without si avvale di Jacopo Pierazzuoli alla batteria, già con Obake e Morkobot. La mistura fra i due dà vita a una cavalcata possente e agile: interamente strumentali, i brani si muovono partendo da un pantano doom, dove però le influenze dub escono dalle basse mentre per cavalcare ben si sposano con lo stoner più fragoroso ed ossessivo. In “Boundless Charnel Grounds”, ad esempio, verrebbe facile immaginarsi dei Fu Manchu resi rabbiosi dai paesaggi innevati. Altrove le soluzioni lambiscono territori più sottili e ambientali come in una “Nagas” che inizia sotto traccia prima di esplodere. È musica, quella di Joel Gilardini, che sembra covare una rabbia interiore che potrebbe scattare da un momento all’altro e la gestione di questa potenza è il punto di forza del lavoro. Ricordo che nei lavori precedenti in alcuni frangenti si andava a citare certo post-rock, Mogwai e gente simile: ripensandoci ora, alla luce dell’ascolto di questo disco, il parallelo sulla forza dello smontare partiture precostituite in disegni e ambienti nuovi è ancora attuale. Che dire, quindi? Centro pieno per un progetto che potrebbe tranquillamente essere un fedele compagno per il prossimo freddo, lesto a scaldare i cuori rifuggendo facili classificazioni.
Per chi ama il doom, il noise, il metal, la neve ed i paesaggi interiori As Within, So Without manterrà le promesse e le attese, grazie a una cura dei dettagli e una linea di percorso definita da anni (al fianco di Joel e Jacopo, a mix, master ed artwork ci sono infatti i fedeli Eraldo Bernocchi e Petulia Mattioli) il solco tracciato nel terreno è sempre più nitido e visibile, neve o non neve.