THE GREAT SAUNITES, Nero
I Great Saunites tornano con un album dai toni all’apparenza meno focosi, direi più ragionati rispetto alla scorsa uscita, The Ivy. Questo Nero è infatti una sua versione più meditata: nella sulfurea traccia d’apertura il basso di Atros s’incaponisce in lunghe ed estenuanti cavalcate ritmiche, memore con tutta probabilità della lezione dei Pink Floyd di fine Sessanta/inizio Settanta (diciamo altezza Ummagumma/Meddle), ma sa anche dare le necessarie pennellate, meno ottundenti del solito, contornate da elettronica ed effettistica d’atmosfera che a fine corsa spiazzano per l’estrema delicatezza del tocco. “Lusitania” parte tribale come potrebbero immaginarla più o meno i torinesi La Piramide Di Sangue, ma poi si perde in un rumoroso mare agitato, tra i fluttuanti “disturbi” e i lacerti di voce dell’ospite Cassandra (del giro romano di Angst e Suicide Autoproduzioni), mentre la chiusura di “Il Quarto Occhio” ha un incipit che non può non ricordare quello di alcuni pezzi degli Om, periodo God Is Good, ma come bagnati nell’amfetamina (qui Leonard Layola cerca di personalizzare il tutto con inserti di note evanescenti affogate in paludi al limite del dub). Sostanzialmente si intuisce che il duo ha sempre una voglia matta di suonare, altresì che ha legittimamente pensato di provare a diversificare la proposta. Nero rimane album di certo interessante, ma meno diretto del precedente. Saranno in tour nei prossimi giorni, comunque, non perdeteli.