Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

THE CUTTHROATS 9, Dissent

Dissent

Will Carroll (Old Granddad, Death Angel), Tony Baumeister (-16-, Aeges) e Chris Spencer (Unsane, Celan) hanno deciso di rimettere in moto la macchina The Cutthroats 9 per offrire un nuovo assaggio della potenza di fuoco del progetto nato quando Chris Spencer, sul finire dei Novanta, si era spostato sulla costa Ovest degli States e aveva messo in stand-by gli Unsane. Se ai tempi l’idea era quella di continuare a creare musica pure in assenza della band madre, oggi il tutto ha il sapore di una rimpatriata tra amici (niente Curran, impegnato tra l’altro con i suoi Pigs), con il ritorno a casa di un nome che ha il sapore di un piccolo culto, nato all’ombra della figura ingombrante di Spencer eppure non privo di una sua personalità, anche grazie alla scelta di compagni di strada dal buon peso specifico. Ciò che si ha di fronte è un album solido e ben congegnato, ricco di brani in cui l’inconfondibile accoppiata voce/chitarra s’infrange su una base ritmica che fa assumere un tiro meno estremo e feroce al tutto, a cercare una nuova via di fuga e un differente terreno di caccia su cui lasciar correre gli strumenti. Del resto, però, l’immediata riconoscibilità del timbro e dell’approccio di Spencer rende impossibile non correre con il pensiero alla band madre: ciò comporta la riduzione del fattore sorpresa e rappresenta anche il punto debole di un album altrimenti incredibile. Perché l’idea base funziona alla grande e permette la realizzazione di solidi anthem dall’incedere monolitico e al contempo coinvolgente, come l’irresistibile “Hit The Ground”, il cui crescendo riecheggia addirittura la seminale “Sonic Reducer” (Dead Boys anyone?). Così, tra una strizzata d’occhio al blues, una slide e un riff incisivo, Dissent finisce per colpire nel segno e farsi apprezzare come una creatura a sé stante e con una propria ragione d’essere, peccato ci voglia un po’ per scrollarsi da dosso l’impressione di avere a che fare con una nuova svolta degli Unsane e si rischi di farsi rovinare la festa, il che sarebbe un peccato, data la solida fattura del tutto. In fondo, questi sono i rischi quando si è inventato uno stile unico cui ancora fa riferimento e si ispira buona parte della scena noise internazionale. Possiamo impedire al leone di ruggire?