THE BODY, The Crying Out Of Things

Questo gruppo, che non ho mai amato alla follia, è in giro da vent’anni, va liscio in tour negli USA come in Europa e starebbe su tutte le prime pagine dei giornali di musica estrema, se esistessero ancora i giornali e soprattutto se esistessero giornali di musica estrema. Chip King (chitarra, voce) e Lee Buford (batteria, “elettronica”) hanno fabbricato un sound monumentale, enorme (così tanto fuori scala che a volte più che paura ti vien da ridere istericamente) e trasversale quanto le loro collaborazioni, caratteristica, quest’ultima, che fa impazzire la critica che conta. Una mia grande fonte d’ispirazione, Adam della Crucial Blast, descriveva così gli israeliani Lietterschpich, gemelli perduti dei The Body: this is some of the heaviest, trippiest shit ever, like hearing Throbbing Gristle, Whitehouse, King Tubby, Wolf Eyes, Burmese, Khanate and Sword Heaven all melted down into a bleak, monstrous death dub. Non vi serve sapere altro.

No, dai: aggiungiamo persino qualche elemento pop improvviso, i fiati che qui escono purissimi da un mare di merda, un utilizzo dell’elettronica e degli effetti per cui a volte non sai come fanno certe cose. Non posso lasciare nelle dita qualcosa sui testi: scarni e dolorosissimi, anche quando magari sono sotto sotto sarcastici, perché la verità è che non c’è via d’uscita da un’esistenza di apatico lavora-mangia-dormi-ripeti.

In effetti è difficile ignorarli, ora. Lo devo ammettere.