Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

THE BLUE PROJECT, Shelter

Riassumo per chi non avesse letto la recensione di Adrift, ormai vecchia cinque anni: Davide Borghi (Albireon) e Maria Cristina Anzola (ex Bel Am, band wave italiana attiva negli anni Novanta) sono il Blue Project, anche questa volta su Eibon Records. Il primo si occupa della musica (dice tastiere ed elettronica, ma entra spesso in ballo la chitarra), la seconda ci mette la voce e i testi. A tastiere ed arrangiamenti questa volta troviamo anche Andrea Rovacchi dei Bunker Studio, uno che ha lavorato coi Julie’s Haircut e che – per stare sull’attualità – ha registrato l’esordio-sorpresa degli Arto.

Adrift era un disco difficile, molto più dissonante, elaborato e denso di Shelter, che magari non sarà la prima cosa che viene in mente quando si pensa alla forma canzone, ma che di certo lascia più respiro alla voce di Anzola e contiene materiale più assimilabile, al netto di qualche frangente meno limpido. I pregi di Shelter e Adrift, invece, sono sempre gli stessi: (1) il materiale non è davvero incasellabile, abita da solo il proprio mondo, perché non è wave, né pop, né avant, né infine heavenly voices o altri sotto-sotto-sottogeneri gothic/ambient, anche se di volta in volta sembra per un breve attimo fotografabile; (2) la voce sta sempre a livelli altissimi, per quanto in alcuni momenti sarebbe bello cercare meno la perfezione formale e pensare solo ad essere veri.

Con ogni probabilità, anche giudicando dal numero di recensioni ricevute, The Blue Project continuerà a essere ignorato dai più solo per via della sua non appartenenza a un genere, ma è davvero un peccato non sapere che esistono pezzi belli come “Looking For Shelter”.