THE BLACK DELTA MOVEMENT, Recovery Effects
Kingston Upon Hull, meglio nota per la squadra dell’Hull City, è la cittadina dello Yorkshire da cui Matt Burr ha cominciato a pubblicare a partire dal 2010 una serie di 7”, singoli ed ep a nome The Black Delta Movement. Al debutto nel 2018 con Preservation per Clubbed Thumb Records, Burr è tornato, nel 2023, con il seguito Recovery Effects per Fuzz Club Records. Come già detto altre volte, con Fuzz Club si sa dove si va a parare: chiamiamola neo-psichedelia per comodità e indica un ventaglio di band ispirate dal revival psichedelico anni ’80-‘90, dal garage ’60, dal post-punk inglese, dallo shoegaze e in alcuni casi perfino da noise e industrial. Spacemen 3, The Heads, Loop, Brian Jonestown Massacre, Black Angels, Moon Duo… sono gli ideali punti di riferimento e Matt Burr non tradisce le aspettative appena parte l’ascolto di Recovery Effects. Il fatto è che, al netto di un suono derivativo, The Black Delta Movement funziona: le canzoni passano dal groove psichedelico al raga-rock industriale, dal kraut al garage acido con agilità, arrivando dritte al punto, forti di una produzione essenziale ma che risalta la chitarra di Burr e soprattutto la batteria di Tony Coote. Nel migliore dei mondi possibili i The Black Delta Movement girerebbero mezzo globo come spalla di Anton Newcombe, ma tant’è: aderiamo alla causa consigliando Recovery Effects senza troppi giri di parole.