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TEST DEPT., 14/11/2015

TEST DEPT., 14/11/2015

Bologna, TPO.

Un evento come non se ne vedono molti al giorno d’oggi, una serata completa, che inizia presto, ricca di operazioni collaterali che per fortuna vanno ad arricchire il messaggio, sempre più deciso, di una delle leggende della musica politicizzata. Arrivo al TPO alle 20 per assistere alla presentazione del libro “Total State Machine”, che documenta tutta la storia dei Test Dept.. Si parla di proletariato, minatori del Galles e operai inglesi, oltre che di un’estetica vicina al cinema di Vertov, infatti poco dopo inizia la proiezione dei film, tra cui “DS30”, un video-collage commissionato da AV Festival che unisce immagini dei moti dei minatori del nord dell’Inghilterra a parti del tour che i Test Dept. fecero all’epoca in loro appoggio.

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Non c’è un disco nuovo (a parte la compilation Tasted Product), i Test Dept. hanno già detto quel che dovevano dire, e in modo molto chiaro per giunta, per questo decidono di aggiornare pezzi vecchi, che parlavano per slogan chiari e diretti, ricontestualizzandoli e riportandoli a nuova vita grazie a una comunicazione contemporanea ma non meno estrema: questo è TD-REDUX. Episodi come “Total State Machine” (o molti altri presi da Beating The Retreat e perfino da Ecstacy Under Duress) vengono riutilizzati come striscioni per una manifestazione che va avanti da più di trentacinque anni, e l’effetto rimane. Sul palco i due componenti del collettivo inglese sono diversi, più grintosi e oscuri, e vengono accompagnati da una giovane ragazza che suona la batteria in piedi, come fosse quei tamburoni tanto attesi dai nostalgici delle storiche date di Bologna degli anni Ottanta e Novanta. L’ondata sonica inizia subito, merito di bassi astrali ottenuti anche grazie all’ottimo impianto del TPO e al riverbero che il capannone fa vibrare per tutto lo spazio. Si crea confusione: la spinta è fisica, ardua, le prime file perdono sempre più gente in quanto i volumi sono davvero interessanti, vicini più a serate operaie bresciane che a quanto siamo abituati a Bologna. L’idea di comporre approccio industriale e sonorità più ballabili è ben nota (anche) in questi anni ma non potrei mai fare paragoni o dire che i Test Dept. siano diventati un gruppo industrial-techno. Proprio per questo penso che il live funzioni: le grida e i motti lanciati in faccia direttamente dalle loro bocche vengono percepiti come urla disperate, sia alla luce della situazione  politica odierna, sia da un punto di vista artistico (nel senso di non perdere freschezza). La batteria si lancia da sotto veloci cambi di tempo e quei bassi frastornanti, ma sembra più un contentino per coloro che non si aspettavano un set del tutto elettronico e alla fin fine poteva essere evitata, in quanto non aggiunge nulla di interessante al resto del concerto. Per un’ora le urla e la tempesta sonica ci si scagliano addosso come onde su scogli appuntiti e al termine non rimane che carne maciullata da uno stakanovismo errante.

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