TERZIJ DE HORDE, Self
I Terzij De Horde sono una black metal band olandese, il cui nome significa “stare lontani dalla massa” ed è preso da una poesia di Hendrik Marsman (1899-1940). Si presentano con formazione a cinque (basso, batteria, due chitarre e voce) e hanno un piede nell’hardcore, cosa che li colloca nell’ennesimo, affollatissimo sotto-trend di ex punk che si mettono a fare black metal, ma quando uno è bravo, è bravo.
I Terzij De Horde sono molto incazzati e hanno per le mani riff estremamente potenti, tanto che ho pensato addirittura ai Marduk. Non è tutto qui, comunque, dato che – come si sa – in questi sottogeneri c’è anche una componente post-rock malinconica, in questo caso altrettanto indovinata. Fin qui, tutto bene, perché capisci subito che questa è gente che ti prende per il collo e t’ammazza, senza bisogno di Satana. Per il resto è forse questione di gusti, ancora più del solito. La batteria non possiede l’impatto delle chitarre, ma – di nuovo – non stiamo parlando di un gruppo black tout-court, quindi è sbagliato aspettarsi il classico, eterno blastbeat, e la voce – sempre per questo motivo – ricorda i Celeste e non certo i Dark Funeral. Discorso a parte per i testi, che hanno a che fare col ruolo del sé nel mondo: da un lato c’è il disprezzo dichiarato per gli altri e per l’esistenza, dall’altro, almeno a volte, una reazione vitalistica a tutto questo, il desiderio di trovare nel proprio spirito la capacità di affrontare tutto, ma secondo le nostre regole, senza costrizioni esterne. Originale e ad effetto l’artwork, con la formica svuotata da un suo parassita (sì, è una metafora; sì, gli insetti mi disturbano).
Da provare.