TERMINAL GODS + HORROR VACUI, 14/12/2012
Ancona, Level Music Club.
Serata a tema organizzata dalla Moonlight Eventi con la partecipazione degli Horror Vacui, dei quali ci siamo già occupati in sede di recensione e che ci ripromettiamo di intervistare quanto prima, a fianco degli inglesi Terminal Gods, tanto giovani quanto capaci di proporre un’interessante variabile del linguaggio death-rock, influenzata da post-punk e rock’n’roll. Gli italiani vedono tra le loro fila vecchie conoscenze del giro diy hardcore, per cui sanno come tenere il palco e come coinvolgere il pubblico, grazie anche all’inserimento di tematiche antimilitariste e sociali all’interno del tipico immaginario dark. I brani dell’lp colpiscono a dovere e trascinano il pubblico, i pezzi sembrano nati per diventare immediatamente dei sing-along, a cominciare dalla title-track. Non è possibile sottrarsi al contagio di una formula tanto classica quanto riproposta con passione e necessaria immedesimazione: il sound è puro death-rock virato punk, con una notevole capacità di convogliare elementi del vecchio e nuovo continente, per una sorta di compendio della migliore tradizione anni Ottanta. I presenti gradiscono e si lasciano guidare nelle danze dall’istrionico sceriffo a capo della combriccola, decisamente a suo agio nelle vesti di novello Eldritch, con in più un’abbondante dose di ironia a rendere l’insieme dissacrante e irriverente al punto giusto. Da vecchio frequentatore di certi lidi, apprezzo non poco questo ritorno alla vecchia contiguità tra dark e punk, spesso oggi trascurata a favore di un approccio più formale.
Se le basi di partenza sono simili, nei Terminal Gods l’elemento utilizzato per caratterizzare la proposta è uno strano miscuglio di hard rock’n’roll e post-punk, un’accoppiata sottolineata dalla differenza di look tra cantante e solidali, a ribadire la volontà di mischiare le carte in tavola e rendere meno prevedibile il risultato finale. Risolto qualche problema con la Doktor Avalanche di turno, i Terminal Gods partono senza risparmiarsi e si dimostrano più maturi e sciolti di quanto la loro giovane età potrebbe suggerire, anche sotto il profilo scenico, con uno dei chitarristi decisamente su di giri e autentico mattatore della serata. Il melting pot di stili funziona e colpisce i presenti, incuriosisce quel che basta per far perdonare qualche calo di tensione e conferma quanto di buono ci era stato riferito, appare a questo punto doveroso recuperare con le prove in studio che non avevamo avuto modo di ascoltare in precedenza. La chiusura del set è affidata all’inaspettata cover di “Addicted To Love”, scelta bizzarra che permette di concludere il concerto con il sorriso sulle labbra e una dose ulteriore di energia per affrontare il dj set. Solito giro al banchetto e chiacchiere finali con gli amici presenti, prima di tornare a casa con la speranza che non si sia trattato di un caso unico e che Ancona sappia approfittare presto di altre occasioni simili.