TERENCE HANNUM, Dissolving The Bonds
I Locrian sono fermi da tempo: la Relapse li aveva presi all’inizio dello scorso decennio, pubblicando due loro album, ma erano un gruppo che si era già fatto conoscere bene nell’underground. Non sono il primo nome che viene in mente quando si parla di post-metal o di “experimental metal”, ma secondo me un posticino nella storia ce l’avranno, un giorno (magari torneremo sull’argomento fra un po’, ora che la moda del “dopo-qualcosa” a ogni costo è passata e tutti suonano death metal). Per questo motivo ancora adesso mi metto all’ascolto quando scopro che uno di loro si è messo all’opera.
Hannum nei Locrian si occupa di elettronica e – quando la vogliono – della voce, oltre che del loro immaginario post-apocalittico (in questo caso insieme all’altro fondatore, André Foisy). Dissolving The Bonds non è il suo primo disco solista: da noi, ad esempio, trovate anche la recensione del validissimo Via Negativa. Terence riprende a fare ciò che gli riesce meglio, cioè un mix di dark ambient, industrial, kosmische e carpenter-ismi (non però il Carpenter tranquilizzante e consolatorio della retrowave). Per quanto mi riguarda questo disco non cambia le regole, semplicemente intrattiene come un buon film o un buon racconto di fantascienza/horror. Scrivo “buono”, perché la scelta dei suoni è sempre indovinata e suggestiva, e l’album sta in equilibrio tra varietà e coerenza dell’insieme (ambient ma anche pulsazioni, rumore ma anche melodie sinistre, impatto ma anche atmosfera). Da prendere.