TEETH OF THE SEA, Hive

Come molti artisti che si occupano di psichedelia, nel senso più ampio possibile, anche i Teeth Of The Sea cascano nella tentazione di mettere in musica suggestioni letterarie distopiche: sì, viviamo davvero in tempi cupi e sì, la tentazione di parlarne utilizzando come metafora i racconti di Frank Herbert, Ursula Le Guin o Philip Dick non solo viene in automatico, ma è un espediente sfruttato molte volte, forse troppe. Ad ogni modo, anche i Teeth Of The Sea ci portano la loro riflessione geopolitica mensile in salsa sci-fi, con il settimo album su Rocket Recordings, Hive, un gioco di specchi dove il rock psichedelico incontra i mille volti della musica elettronica. Pensate a un incrocio tra Vangelis e i NIN (“Artemis”), che include anche synth-pop (“Butterfly House”) e guazzabugli abrasivi à la Richard James (“Liminal Kin”), ma anche ambient spaziale (“Æther”, “Powerhorse”, “Apollo”) o tastieroni plasticosi (“Get With The Program”). Tutto però si concentra nell’odissea techno industriale di “Megafragma”, che racchiude le varie anime della band. Narrazioni sci-fi a parte, una bella conferma.