SYVEN, Aikaintaite

Aikantaite

Due finlandesi: uno alla voce, uno cura tutta la parte strumentale. Non so inquadrare meglio la band, dato che non conosco i gruppi nei quali i ragazzi hanno suonato precedentemente. Il disco esce per Vendlus, etichetta che predilige le contaminazioni tra metal estremo e sonorità dark ambient, folk e gothic, basta vedere sul catalogo la presenza di nomi storici della Cold Meat Industry e di David Galas (ex Lycia). I Syven rappresentano una delle possibili combinazioni di questi generi: da un lato badano molto a costruire un’atmosfera ancestrale, “etnica” e vagamente pericolosa, ricordando per l’appunto progetti di casa Karmanik come Sephiroth (senza i suoi tribalismi e con un tocco più folk), dall’altro costruiscono le tracce di modo che ci siano dei crescendo che sfocino in un doom metal dal respiro epico. La voce si allinea all’ideologia “primitiva” della band: il timbro e l’impostazione sembrano quelli dei Phurpa, il coro russo riscoperto da O’Malley per Ideologic Organ, quello dedito allo studio dei canti dei monaci tibetani. Del resto, minimalismo e ripetizione sono due parole chiave per Syven come per Phurpa, coi primi che introducono elementi moderni nel tessuto tradizionale senza purtroppo raggiungere le stesse profondità irrazionali conquistate dai secondi. Ciononostante Aikaintaite riesce qualche volta a condurre in un luogo fuori dal tempo: piacerà a tutti quelli che ascoltano le mille declinazioni “non ortodosse” del doom metal.