SYK, I-Optikon
Che i SYK siano forti lo ha capito subito mr. Phil Anselmo, che li ha voluti per la propria etichetta, la Housecore. Nati dalle ceneri degli Psychofagist, da cui provengono Stefano Ferrian (chitarra) e Federico De Bernardi di Valserra (batteria), assieme alla talentuosa sarda Dalila Kayros alla voce (è d’obbligo recuperare il suo esordio “Nuhk” uscito su dEN Records) entrano in scena con Atoma (2014) purtroppo passato (quasi) in sordina. Dopo un cambio di formazione da trio a quartetto (hanno reclutato recentemente una seconda chitarra), pubblicano I-Optikon, il loro nuovo album, otto episodi per poco più di mezz’ora. Se in Atoma alcuni brani potevano apparire un po’ ridondanti, in I-Optikon si asciuga il tutto (a partire dalla brillante produzione) e il risultato è notevole, con i pezzi a susseguirsi uno dietro l’altro quasi fossero un’unica lunga, e articolata, composizione. Con una voce che evoca Karyn Crisis e Björk passando per Julie Christmas, i SYK suonano come una versione dinamica e accessibile degli orrori di Godflesh (il drumming di Valserra) e Meshuggah (la chitarra di Ferrian che sembra una morsa metallica), via Death (in particolar quelli periodo “Human”). Una seconda prova che ne certifica spessore e carattere. Da esportare al più presto.