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SWAMP DOGG, Love, Loss And Auto-tune

SWAMP DOGG, Love, Loss And Auto-tune

Amore, perdita e autotune: al diabolico aggeggio per la voce che sembra la conditio sine qua non per molta della musica più in voga oggi è dedicato questo bel disco di Swamp Dogg. La cosa in questo caso si fa decisamente interessante, perché il nostro non è affatto un ragazzino di primo pelo ma un distinto gentiluomo di 76 anni da Portsmouth, Virginia, la cui prima registrazione risale addirittura al 1954. La differenza, come in qualsiasi genere musicale, non la fanno gli strumenti utilizzati o i trucchi (da molti tale viene considerato l’autotune), bensì le cose da dire e la capacità di fare musica con gli strumenti a propria disposizione, quindi ciò che qui pesa è il fatto che la penna del signor Jerry Williams sia capace di bagnarsi nell’inchiostro del soul più verace e classico: “Answer Me, My Love”, la preghiera d’apertura, è benedetta da un’orchestrazione postmoderna che eleva un pezzo che altrimenti sarebbe stato “solo” un ottimo classico, appartenente a una sterminata letteratura di soul strappamutande e che invece così suona fantastico… e allora ascoltiamo pure i languori lamentosi e tiepidi di “Lonely” o numeri di blues siderale come “I’ll Pretend”.

Dal sole di “I’m Coming With Lovin’ On My Mind” si passa all’andatura hip hop old school di “$$$ Huntin’”, tra fisiologiche pause nell’ispirazione, suoni a volte un po’ troppo gonfi e tronfi (“I Love Me More”, rivedibile) e un mood generale da blackness sudaticcia che comunque rende godibile l’ascolto. Percepibile e importante il contributo di Justin Vernon, al secolo Bon Iver (qui ha collaborato alle armonie vocali), che aveva sperimentato proprio l’uso dell’autotune nel suo disco 22, A Million, dividendo gli ascoltatori e la critica tra scandalizzati e meravigliati. Se in questo lavoro la barra non è sempre dritta e ci sono momenti interlocutori (“Sex With Your Ex” sembra poco più che un esercizio, “She’s All Mind All Mind” passa senza lasciare traccia di sé), la chiusura con il miele antico e immortale di un perfetto soul trafitto da archi come “Star Dust” ci ricorda il miracolo di una musica capace come poche di raccontare lo stupore e il dolore di essere vivi e non ancora fottuti dal cinismo che regna tutto intorno. Molto interessante che il disco esca per la Joyful Noise di Andrew Broder, già collaboratore di Yoni Wolf dei cLOUDDEAD negli Why? (ascoltatevi “The Vowels, Pt 2”, dall’album Alopecia) e mente dei Fog, autori di dischi persi tra brume folk e hip hop come 10th Avenue Freakout, uscito nel lontano 2005 per Lex Records. Percorsi apparentemente lontani che si intersecano, nel nome di un soul espanso e futuribile.

Tracklist

01. Answer Me, My Love
02. Lonely
03. I’ll Pretend
04. I’m Coming With Lovin’ On My Mind
05. $$$ Huntin’
06. I Love Me More
07. Sex With Your Ex
08. She’s All Mind All Mind
09. Star Dust