SUM OF R
A distanza di un paio di mesi dall’uscita del buon Ride Out The Waves, siamo riusciti a fermare i Sum Of R per approfondire il discorso. L’intervista aggiunge molto alla recensione, dato che salta fuori il carattere rituale della musica del duo, ora anche più cruda e diretta a seguito dei cambiamenti di formazione, e veniamo a conoscenza dell’abbandono da parte di Reto Mäder dell’ottima etichetta svizzera Hinterzimmer. I Sum Of R hanno la possibilità di farsi largo tra tutto il marasma doom metal ed doom “sperimentale” proprio grazie all’originalità del loro approccio, né snob/elitario né scontato.
Si percepisce, tra l’altro, anche un attaccamento patologico alla musica, che fa sempre piacere riscontrare qui, nel nostro manicomio.
Ho scoperto i Sum Of R (e progetti collegati) col debutto su Utech Records. È stato veramente “rivelatorio” per me. Mi piace anche questo per Storm As He Walks, ma ho trovato una formazione diversa. Quello del disco precedente era un trio strano e fascinoso (harmonium, giradischi, basso…). Che è successo?
Reto Mäder: Le cose cambiano e si sviluppano continuamente. Anche se non ne sei felice al momento, ne vale la pena ed è meglio non fossilizzarsi. È un aspetto importante della vita e di Sum Of R. Non vogliamo che la nostra musica sia limitata dal punto di vista tecnico o da regole. Sum Of R era ed è una band aperta, con il coraggio di avventurarsi in ampi territori musicali e di comprensione. Rotture e fughe improvvise allo stesso tempo. La nostra musica è sempre organica come all’inizio ma l’approccio e le strutture sono cambiati molto nel tempo, a causa della ricerca di un suono live unito assieme a sequenze rituali in una nuova “somma”.
Con la formazione a trio harmonium-giradischi-basso Sum Of R era una cosa drone, sperimentale e dark ambient. In questo duo (chitarra pesante, basso, batteria ed elettronica) ci muoviamo di più tra doom metal strumentale e non convenzionale, post-metal e in un certo senso “slowmotion noise rock”. Per me e Julia è il modo giusto di suonare. È il giocare con le influenze e il “mestiere” musicale che ci fa veloci e rende Sum Of R più forte di com’era all’inizio. A volte devi fare un passo in avanti e lasciare che le cose finiscano per avere nuove e maggiori possibilità, sempre che sia onesto e sincero per la band. E questo è totalmente il caso.
I nostri lettori conoscono molto bene Reto Mäder. Ha anche avuto un articolo speciale sul miglior magazine musicale italiano. Julia, che ci racconti di te?
Julia Wolf: Dunque, mi sono fatta prendere dalla musica abbastanza presto. Quando loro erano teenager e io ancora bambina, mio fratello e mia sorella ascoltavano punk e punk rock. Lo trovavo affascinante come sound, ma non sapevo classificarlo, perché ero troppo piccola. A dodici anni ho mollato il piano e ho iniziato a suonare la chitarra elettrica. La mia prima band punk’n’roll è nata quando io avevo quattordici anni. Poi ho scoperto che c’era musica più complessa, più difficile da capire, più pesante e alla fin fine che mi piaceva di più, era più quello che sono e più me stessa. Poi ancora ho realizzato che suonare la chitarra non significa solo riff e power chords. Nel 2008 ho fondato una band con mia sorella e due amici, si chiama MyWolf. Siamo cresciuti tutti nello stesso piccolo villaggio. Così per la prima volta ho scritto canzoni con quell’energia grezza e rumorosa di cui da tempo sentivo la mancanza. Stiamo andando avanti col progetto, il che è figo, perché è la creatura mia e di mia sorella.
All’epoca ho iniziato ad ascoltare roba metal e ambient, che amo tuttora. Perciò, quando ho cominciato a provare con Reto di nuovo ho potuto suonare quello che mi piace, tra l’altro in questo modo potente e crudo. Ma con uno stile diverso. È stato come un sollievo. Quindi credo che ciò che suono con Sum Of R sia la mia sintesi personale di influenze noise rock ed heavy/dark.
Non me n’è mai fregato un cazzo delle regole musicali. Non credo alla perfezione. La musica è il prodotto dei sentimenti. Anzi, è sentimento! E i sentimenti non sono mai perfetti, mai del tutto comprensibili, mai bianchi o neri. Quindi l’unica cosa importante quando suoni è l’onestà. Con tutte le tue imperfezioni. E mi sa che questo è il modo in cui io suono la chitarra.
Nei vecchi Sum Of R, negli Ural Umbo, in RM74, in Pendulum Nisum ho sempre trovato livelli su livelli di suono. Ora Sum Of R sembra avere un approccio più live e in your face. Era uno degli obiettivi della nuova formazione? Perché? O sbaglio proprio?
Reto Mäder: Hai perfettamente ragione. Sum Of R si stacca dal resto. Questo accade molto consapevolmente. Tutti i miei progetti hanno guadagnato individualità. Negli Ural Umbo ci sono ancora dei fantasmi che si nascondono dietro i livelli di suono. Nel nuovo RM74, tutto è semplice e trasparente con il suono terrestre del basso, quello aereo del piano, sintetizzatori analogici e mistici scampanellii. Per il sound di Sum Of R, l’impegno con il corpo e le strutture rituali sono molto più importanti, è come avere un nuovo strumento. La cosa cresce in studio e dal vivo come si trattasse di una trasformazione immediata e fisica, senza controfigure. Dopo ogni show siamo sfiniti, a pezzi: una testimonianza del nostro esser vivi e delle nostre lotte, e ancora una volta ne vale la pena. Di nuovo: la luce splende di più al buio.
Qui si vede Reto (anche) dietro alla batteria. Mi spiace, ma non so se abbia suonato la batteria in passato, ma comunque voglio sapere i suoi pensieri su questo nuovo ruolo nei Sum Of R.
Reto Mäder: Suonare batteria e basso è parte del nostro live sound rituale. Organizziamo le sequenze in un modo specifico. Da piccolo ho suonato in una banda che faceva marce militari e dopo ho preso lezioni di batteria. Ho ridotto consciamente il mio equipaggiamento a rullante, timpano e piatti e accentuo i singoli colpi col basso. Puoi dire che suono una batteria ridotta ma compressa. I nostri pezzi iniziano con una linea di basso che va in loop, poi iniziano parti atmosferiche e lì sono libero di iniziare a suonare la batteria, dopo di che Julia inizia (o ha già iniziato con la chitarra). Quindi alla fine siamo una unità (ho messo un video, così capiamo tutti meglio la sequenza, ndr)!
Come funziona creativamente adesso? 50 e 50? Più improvvisazione dal vivo o più lavoro di studio?
Reto Mäder: L’importante è la somma che salta fuori da noi due. Importa che riusciamo a realizzare un’idea assieme durante le prove, stando sugli strumenti. Così scrivono i pezzi i Sum Of R.
Julia Wolf: Non realizzi mai nulla di speciale se parli delle tue idee. Devi suonare tutto il tempo. Ripetere le idee ancora, ancora e ancora. Se vuoi fare qualcosa di giusto, devi produrre un mucchio di merda prima, fare errori per poi poter creare qualcosa che sia buono e l’essenza di ciò che vuoi esprimere. In una band devi arrivare a questo insieme agli altri, ed è divertente.
Due album, due copertine, due donne fantasma. Perché associate la vostra musica a questo tipo di figure?
Reto Mäder: Ha a che fare con la simbiosi tra musica e artwork. Io, Julia e l’etichetta volevamo che la musica fosse trasposta nell’artwork. E Krist Mort (cover artist per Ride Out The Waves, ndr) era la persona giusta con cui farlo. Si è ispirata alla musica e ha realizzato quattro autoritratti specifici per quest’uscita. Si tratta di nuovo dell’apparizione mistica e spaventosa di una donna, e noi la mettiamo in relazione con la nostra idea di una musica che si bilancia tra le cose come una creatura leggera in cerca di una base e di sicurezza.
Julia Wolf: Lo so che appare spettrale e buia alla maggioranza delle persone. Di sicuro lo è. Ma ci vedo anche della forza in lei. Non è quel tipo di ritratto di donna che sembra debole e si agita tra dolore e paura. A me sembra una persona totalmente conscia e felice dello stato in cui si trova. Ci vive assieme, accetta se stessa. Potrebbe essere un uomo o un animale, se me lo chiedi. Non è questo il discorso, il discorso è l’energia che la copertina esprime. Perciò si adatta a noi, è parte dell’essenza del nostro suono. Forza e fragilità allo stesso tempo, e totale consapevolezza.
Reto, nel catalogo Hinterzimmer possiamo trovare artisti nuovi, ma anche alcuni di lungo corso e importanti: Ralf Wehowsky, Z’EV, Ghédalia Tazartès, Rhys Chatham. Dobbiamo considerarli anche un’influenza sul tuo lavoro personale?
Reto Mäder: Sicuro. Tutta la mia vita e i miei sentimenti finiscono nella musica. E la mia collezione di dischi è parte di questo. Non importa se come produttore di musica, ascoltatore o co-proprietario di un’etichetta (dal 2012 non sono più parte di Hinterzimmer, Roger Ziegler la gestisce da solo, adesso).
Abbiamo parlato di musica sperimentale, ma c’è anche sempre stata una connessione sotterranea con il metal in alcuni progetti di Reto. Ora con Sum Of R la cosa è esplicita…
Reto Mäder: Il genere metal con tutte le sue influenze è così eclettico e divertente che è difficile resistere a un simile fenomeno. Io e Julia abbiamo sempre ascoltato metal e ci siamo visti a vari concerti metal. Uno non deve sopprimere questa parte delle sue radici musicali solo perché ci trova qualche cosa d’infantile. E la musica metal ha l’abilità di farti perdere e purificare la tua mente.
Julia Wolf: Amo il metal. Le band metal che ascolto sono così vitali… Questo è quello che amo. Ci sono così tante band che unificano luce e buio, melodia e disarmonia. Secondo me la musica deve possedere energie diverse. Deve muoversi tra il pesante e il debole. E il metal mi piace perché ci puoi fare tanto, giocare con suoni, aspetti ed energie differenti.
Domanda finale: qual è la vostra paura più grande?
Julia Wolf: Che Reto incasini i loop… No, che qualcosa di brutto accada ai miei cari.
Reto Mäder: Il volto di Medusa.