Sul traghetto Corsica Ferries. Verso Time In Jazz
La nave della Sardinia Ferries salpa dal porto di Livorno verso Olbia, in un mattino dove il vento si diverte a trasportare gli spruzzi di un mare particolarmente mosso sui visi delle persone in attesa sulla banchina. Durante la notte, in attesa di partire il giorno dopo, in una parte dell’albergo dove stavo, una band giocava a non far dormire gli ospiti con ritmi scoppiettanti e con assoli ben eseguiti. La stanchezza per fortuna sarebbe passata anche dalle loro parti. Io purtroppo non ero riuscito a riprendere il giusto sonno, così mi ero ritrovato nell’atmosfera dell’alba, arrivata silenziosa in compagnia della linea dell’orizzonte sul mare oltre la finestra.
Devo fotografare, nel contesto del Time In Jazz di Berchidda, i Quiche Lorène, un gruppo francese che non conosco e che apre il festival proprio su questa imbarcazione. Titolo della performance: “Concertazione navale”. Probabilmente sono gli stessi della notte precedente. Finiti i preliminari di imbarco, mi sistemo nella mia cabina per poi fare un giro a cercare ispirazione. Mi viene in mente una frase dello scrittore Daniele Del Giudice: “Correre e scegliere le strade alla cieca, sono le strade a scegliere te”. Così avviene nei miei sopralluoghi, spesso sono gli oggetti e le storie che mi scelgono. In ogni angolo della nave, foto di rito di ogni genere. Vicino a me, nel salone centrale dove dopo si esibiranno i musicisti, siede Giancarlo Antognoni, colonna della Fiorentina e campione del mondo con l’Italia nel 1982. Non lo riconosce nessuno o forse non fa più notizia. La nostra memoria storica ormai dipende sempre più da internet che da un nostro vissuto. Anche la fotografia, con il consumo sfrenato di immagini, una dopo l’altra, senza quasi mai fermarsi, subisce i contraccolpi di questa perdita di memoria, e soprattutto di attenzione verso quello che si fa. Nel frattempo il salone si è riempito, tutti i posti sono occupati, le persone iniziano a sedersi per terra, i musicisti per prepararsi si sono sistemati sul fondo, con alle loro spalle una vetrata delimitata da grandi tende sui lati. Mentre aprono le loro custodie si divertono, probabilmente ripensando alla bella prova notturna, io un po’ meno.
Le loro figure e gli strumenti risaltano contro le grandi lastre di vetro che fanno da sfondo, le silhouette si accentuano. Sono incerto su come procedere, decido di raccontare l’interno e di lasciare perdere il bel cielo nuvoloso che offre uno sfondo intrigante e coinvolgente, come sempre le nuvole sanno fare, e puntare la mia attenzione sui musicisti. Mi avvicino e chiedo se erano loro che suonavano ieri. Sì, è la risposta mentre mi guardano, seguita da una risata sfrenata con un accenno di note di chi ha già montato il suo strumento, poi ritornano a parlare fra di loro e iniziano, con un susseguirsi di risate e battute, a costruire delle vere e proprie gag per il fotografo e gli spettatori. Durante il concerto l’atmosfera è incandescente, tutto si muove col ritmo della musica, i bambini liberi di scorrazzare da un capo all’altro della sala diventano protagonisti della scena insieme ai musicisti. Fuori il vento della partenza si è calmato e la nave procede sulla sua rotta. Il Time In Jazz ci aspetta. È proprio vero, spesso non siamo noi a scegliere le cose, ma sono le cose a scegliere noi.
Pino Ninfa segue i più importanti festival jazz in Italia: fotografo ufficiale dell’Heineken Jammin’ Festival dal 1998 al 2011, ha seguito diverse edizioni di Umbria Jazz. È stato il fotografo ufficiale della filiale italiana del Blue Note. È presidente dell’AFIJ (Associazione Fotografi Italiani Jazz) all’interno della Federazione del Jazz Italiano.