SUBHUMAN, Tributo Di Sangue
Death/thrash oltranzista e senza compromessi, cantato in italiano e forte di suoni potenti al punto giusto, scrittura affilata e precisione chirurgica: questa in due righe la proposta dei Subhuman, perfetto crocevia tra thrash Bay Area (Testament in primis) e death della Florida, non senza qualche scorreria in ambito sempre death, ma europeo. L’insieme funziona e la confluenza di elementi eterogenei dona alla proposta una buona personalità, il che non guasta e permette di colpire l’attenzione dell’ascoltatore senza perdersi in un’inutile operazione nostalgia fine a sé stessa. Non si tratta certo di un lavoro innovativo o figlio di un sentire dell’ultima ora, piuttosto ci si trova di fronte a un erede diretto della più solida tradizione thrash anni Ottanta, ma ben più violento e intransigente. Non thrash scanzonato o festaiolo, per capirsi, quanto una sua mutazione cresciuta nella melma delle Everglades e, per questo, potenzialmente appetibile anche per chi solitamente preferisce la cucina piccante. A tratti, la proposta appare fin troppo seriosa e concentrata sul colpo da KO, così da non lasciar spazio a fuori programma che riescano a spezzare la tensione prima dell’affondo finale, ma la cosa sembra più una scelta che una dimenticanza, un marchio di fabbrica piuttosto che un limite inconsapevole. Il risultato non delude le aspettative e farà la gioia di tutti gli amanti del metal estremo dalla solida tecnica e dai contorni ben definiti (slabbrature e sporcizia sono qui bandite sia nella scrittura che nei suoni). Difficile, invece, che posa far presa in chi cerca strade inesplorate o contaminazioni improbabili, ma di questo i Subhuman non sembrano preoccuparsi troppo.