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STORM{O}, Finis Terrae

STORM{O}, Finis Terrae

Abbiamo seguito gli STORM{O} e il loro percorso dal debutto fino al precedente album Ere: oggi, però, li troviamo decisamente cambiati, non nell’utilizzare come base della propria ricetta un hardcore infiltrato di noise e dissezionato per poi venire ricomposto in forma mutata, ma tanto distante dalle sue radici quanto identica nella volontà di canalizzare l’energia distruttiva per colpire alla pancia l’ascoltatore. Ciò che oggi ci appare molto diverso è il fatto che il loro sguardo sia rivolto all’esterno e non più verso l’interno: c’è meno introspezione sia nei suoni, sia nei contenuti: la loro forza distruttiva ora non diventa più un’implosione ma un’esplosione che travolge tutto con brani più furiosi e diretti, irruenti e di pancia, seppure mai lasciati al caso o privi di quei tratti caratteristici che ormai li rendono subito riconoscibili. Basta prendere ad esempio “Ho Chi Minh” per scorgere tra le sue pieghe la voglia di cercare una via più punk e meno contorta, così come il riff che apre il pezzo successivo e che ricorda i Therapy? nel suo provocare un moto, nel suo instillare la voglia di pogare nel pit. Ecco, Finis Terrae è un disco che guarda alla sua esecuzione dal vivo, che sembra voler riportare in studio l’impatto degli STORM{O} una volta messi a confronto con il loro pubblico. In fondo, è lo stesso titolo che rivela un legame con l’attualità, coi temi tanto cari ai politici odierni e ai media che ne amplificano il valore stesso: confini, muri, pregiudizi, chiusura verso l’altro, il diverso. Contro queste pareti (reali e metaforiche) il gruppo lancia il suo assalto sonoro come un ariete, a tentare di smascherare l’inganno di segni tracciati sulla carta e nella mente prima di esistere nel mondo reale. Per questo l’album sembra meno auto-referenziale e più diretto anche nell’incedere, con riff meno spezzati del passato e con più rabbia che disperazione, accompagnato da un urlo di battaglia più che di dolore. Lo si definirebbe il lavoro più punk della band, quello meno emo-tivo e più incazzato. In fondo è il segno dei tempi che stiamo vivendo, tempi che fanno perdere la pazienza e riportano sulla strada ad urlare il proprio malcontento, per questo gli STORM{O} hanno creato (in modo conscio?) un lavoro più coinvolgente, nato per essere metabolizzato e vissuto insieme nella sua dimensione live.