STORMLOOP, Snowbound*
Stormloop esce per Glacial Movements, etichetta di cui condivide pienamente l’estetica, e vede i propri riferimenti in Biosphere e nel classico Steve Roach. Dietro al progetto ci sono Kev Spence, inglese (Leeds) classe 1971, il suo Mac e tutto l’armamentario del caso (synth, field recordings e – a scendere – altri strumenti utilizzati come sorgente sonora iniziale). Il disco è una selezione di materiale uscito in rete negli anni, concordata da lui e Alessandro Tedeschi/Netherworld, mente e braccia di Glacial Movements. “Snowbound” e “Cold Winds” sono – come da copione – delicate e sognanti, poi arriva una sinistra “A Blizzard”, che prelude alla discesa immaginaria nel profondo di “A Calm Reflection”. Si capisce subito, dunque, che Spence è senza dubbio in primis un appassionato del genere che suona, in grado di proporre diverse soluzioni ricavate da anni di ascolti. L’approccio a Snowbound* non differisce poi tanto da quello a una garage rock band: si sa a cosa si va incontro, presumibilmente ben disposti. Pubblico e artista sono già tacitamente d’accordo che i soldi del biglietto sono ben spesi se poi da qualche parte c’è il cosiddetto “feeling”, non l’originalità. “Melt”, da questo punto di vista, coi suoi cori ultra-manipolati uniti a degli “scrosci” molto new age, se ne approfitta troppo, ma dura poco. Buono invece il finale con “Space Station J” (una linea di synth è presa da Twin Peaks, vero?) e “Cygnus”, sinistri dérapage fantascientifici.
Tracklist
01. Snowbound
02. Cold Winds
03. A Blizzard
04. A Calm Reflection
05. Melt
06. Dense Fog
07. Drifting-decent
08. Losing Sleep
09. Space Station J
10. Cygnus