STONEHAVEN, Concerning Old-Strife And Man-Banes

Concerning Old-Strife And Man-Banes

È un po’ strano ascoltare del “trve Scandinavian black metal” se la band in questione è del… Kansas! Oltre alla provenienza, anche il nome Stonehaven potrebbe ingannare e suggerire l’appartenenza a tutt’altro genere, invece il quintetto di Kansas City non si fa mancare niente, nemmeno il corpse-painting sfoggiato in ambiente boschivo, anche se è poco satanico, molto silvestre e dal sapore arcaico, quasi fosse un ornamento mimetico da guerriero. Le tematiche care agli Stonehaven sono del resto quelle dei vichinghi, con i loro miti, le lotte contro gli Anglosassoni e la resistenza alla cristianizzazione forzata durante il Medioevo.

Concerning Old-Strife And Man-Banes è il nuovo album del gruppo, uscito ad aprile per l’etichetta americana Horror Pain Gore Death Productions. Questo disco può risultare molto piacevole anche se non troppo originale, nel senso che lo stile della band è viking/pagan black metal abbastanza ortodosso, senza elementi distintivi che tradiscano la sua provenienza “inusuale”, come invece avviene per altre realtà americane: ad esempio, i “redneck black metallers” Bloodcult o i “typical Richmond black metallers” Bastard Sapling, che fanno un po’ da ponte tra il black metal americano potente ed atmosferico (Krieg, Nachtmystium…) e quello nord-europeo. Gli Stonehaven, comunque, sanno scrivere delle belle ballate, a volte forse eccessivamente lunghe, ma coinvolgenti sia per la passionalità sia per la musica “eroica” e lo scream “torturato” del cantante Stephen Holdeman. La band, inoltre, pesca tra le diverse sfumature di genere del black metal scandinavo, creando brani molto vari e per nulla noiosi. L’impronta stilistica generale e del canto ricorda tantissimo, e forse in modo un po’ smaccato, Taake. Tuttavia questa matrice di rabbioso black metal norvegese viene sempre contaminata da elementi black differenti, ottenuti attraverso cambi di tempo rinfrescanti e l’ottimo lavoro di batterista e chitarristi. Questi ultimi sanno passare da riff stridenti e glaciali a ritmi folk dinamici, quasi rock e molto accattivanti (sentire “Coins Under Corpses”), oltre che ad arpeggi complessi e decisamente progressive à la Enslaved e ad accelerazioni quasi thrash-punk cariche di “groove” e cattiveria, degne di Darkthrone e Carpathian Forest/Nattefrost o anche, volendo svalicare verso Svezia e Finlandia, Craft e Urgehal. Quindi nelle loro lunghe ballate, o “capitoli” in cui si suddivide quest’album epico, gli Stonehaven si prendono tutto lo spazio necessario per coniugare in modo abbastanza agile l’amato black metal nordico secondo le sue tante sfaccettature. A me i brani “perfetti” – meglio, più equilibrati per durata e sviluppo dell’ampia gamma stilistica di questa band – sono sembrati “Death Fetter” e “Sword Rape”. Particolarmente passionali sono i pezzi nei quali domina l’elemento atmosferico e viking, con suoni, melodie e ritmi che prendono parecchio da primi Enslaved, Borknagar oltre che da Windir e Bathory. Emblematici sono “Of The White Fall And Frozen Walls”, “Observe The Symbol” e la traccia d’apertura “Suffering The Swine Array”. Non manca, come accennato, un contributo di black metal progressive (sostenuto dai riff più articolati) e atmosferico, che, volendo, richiama anche band non scandinave come i grandi Drudkh, e talora Alcest o Agalloch.

Per concludere, Concerning Old-Strife And Man-Banes mi è sembrato un album onesto e ben fatto, coinvolgente, epico ma non ruffiano, ricco di spunti e di varietà. Rielabora stili ormai classici, per cui questi black metallers americani del Midwest, più unici che rari, riescono senz’altro nel loro intento di apprarire “trve Norwegian”, ma dimostrano pure di saper suonare e scrivere bene.


Tracklist

 01. Suffering The Swine Array
02. Death Fetter
03. Of The White Fall And Frozen Walls
04. Addressing the Scorn Pole
05. Coins Under Corpses
06. Cutting The Necks Of The Upstart
07. Sword Rape
08. Observe The Symbol