STEFANO DE PONTI / ELEONORA PELLEGRINI, Physis
È un album che trasuda urgenza e dramma questo di Stefano De Ponti, stavolta in collaborazione con Eleonora Pellegrini a voce, corpo e oggetti. Dopo la prova di Calce con la svizzera Nina Haab, ora è la volta di quest’ideale discesa agli inferi, di questo viaggio attraverso terre sconosciute e lontane nel tempo, che colpisce subito per la sua forza ancestrale (un assaggio si trovava nella compilation Burnt Circuits Kept Under My Bed). Va detto che le due tracce presenti non sono propriamente delle classiche tracce, paiono invece dei veri e propri studi sonori, dei possibili score però difficili da piazzare in un film; piuttosto le vedrei bene come accompagnamento di un’opera d’arte contemporanea. La prima registrazione, “I”, con la voce narrante della Pellegrini (presumo) disperata e sul punto di distruggere tutto quello che le sta attorno, è più articolata e conserva a tratti una sorta di melodia, mentre la seconda risulta più ostica all’ascolto, date le caratteristiche di fondo: suoni d’ambiente registrati e processati e umore Zen, nonostante l’evidente stato d’angoscia nel quale veniamo sprofondati. Physis non è un disco semplice, lo avrete capito… non si ascolta affatto a cuor leggero e a tratti si perde nel suo stesso vortice sonoro, ma può essere certamente una base per gli studi futuri del musicista lombardo e ovviamente di quelli di chi ha collaborato.