STEFAN CHRISTOFF, Declarations
Minuzie, brani iniziati anni addietro sempre partendo da stimoli e suoni esterni poi rielaborati, un languore che odora tanto di paesaggio quanto di pennellata artistica. Morning Shift è tutto questo e molto altro, una vera e propria evocazione a opera di Stefan Christoff. A differenza di quelli dei suoi album pianistici questi brani per chitarra sembrano essere dolcemente atmosferici, desertici quasi. Stefan opta per un suono sporco, che a tratti si abbassa nei meandri dell’oscurità, prendendo qualcosa dal Neil Young più jarmuschiano, e a tratti si fa aereo, come le scorie lasciate nell’aria da uno scultore. È difficile resistere a queste dichiarazioni, espressioni che non sono bozze ma costruzioni compiute, colme di un fascino rurale ed antico.
Christoff sorprende ancora una volta, dimostrando di essere artista multiforme e indomito, difficile da catalogare. Pianista? Chitarrista? Neoclassico? Out-folk? Semplicemente un musicista dotato, che forse sta soltanto attendendo il giusto snodo che lo lanci oltre queste micro-produzioni verso un album che possa raccontarne uno scorcio a un pubblico meno dedito, ma che non mancherebbe di essere sedotto dalle sue note.