SQUADRA OMEGA, Antiterra

SQUADRA OMEGA, Antiterra

A cavallo fra il V e il IV secolo avanti Cristo, Filolao da Crotone ipotizza l’esistenza di un’Antiterra: considerato in qualche maniera un precursore nell’elaborare un sistema non geocentrico, il filosofo pitagorico disegna una cosmologia in cui la Terra, il Sole stesso, la Luna, le stelle e gli altri cinque pianeti allora conosciuti ruotano attorno a un invisibile fuoco centrale. L’invenzione dell’Antiterra, un pianeta del tutto simile al nostro, parallelo e invisibile dall’emisfero boreale, doveva servire a portare il numero degli elementi presenti nel modello a dieci, il numero perfetto pitagorico. Secondo le attuali concezioni astronomiche l’Antiterra descritta da Filolao non potrebbe esistere per via del problema dei tre corpi.

Fior di matematici e fisici, fra cui Eulero e Poincaré, nel corso dei secoli si sono scervellati appresso al cosiddetto problema dei tre corpi, un problema della dinamica che consiste, in sintesi, nel calcolare massa e velocità di tre corpi soggetti alla reciproca attrazione gravitazionale. In base alle più recenti acquisizioni scientifiche pare che il problema sia teoricamente risolvibile ma siamo praticamente impossibilitati a farlo, causa l’elevatissimo numero di calcoli necessario, impraticabile anche con i moderni elaboratori.

Nel 2006 lo scrittore cinese Cixin Liu pubblica quello che risulta essere il suo capolavoro nonché il più celebre fra i romanzi di fantascienza cinese: “Il Problema Dei Tre Corpi” narra di un progetto militare segreto, partito nella Cina della Rivoluzione Culturale, diretto a contattare intelligenze aliene. Grazie alle ricerche della base Costa Rossa la scienziata Ye riesce inviare un messaggio al pianeta Trisolaris, i cui abitanti – si scopre – hanno intenzioni tutt’altro che pacifiche nei confronti della Terra. Per la sua particolare collocazione, all’interno di un sistema con tre soli, Trisolaris alterna ere dell’ordine, in cui il ciclo delle stagioni e il susseguirsi di giorno e notte seguono un andamento regolare, a ere del caos, in cui il pianeta raggiunge temperature insostenibili e i trisolariani sono perciò costretti a una sorta di letargo. L’impossibilità di determinare in anticipo l’avvicendarsi delle varie fasi, legata appunto al problema dei tre corpi, e le difficoltà che ciò crea in termini di sviluppo della civiltà, spinge i trisolariani a cercare un nuovo pianeta da colonizzare, e la scelta cade sul pianeta Terra, il primo a stabilire un contatto con Trisolaris.

Abbiamo ormai da tempo familiarizzato con la natura proteiforme della Squadra Omega, capace di cambiare formazione ma anche pelle, di passare da una psichedelia che fu occulta a un rock dalle nemmeno troppo velate aspirazioni progressive, una compagine dedita tanto alle digressioni avant jazz quanto alle cavalcate kraute: questa volta la Squadra, ridotta ai soli Matteo Bordin (Omega Matt) e Andrea Giotto (Omega G8), con la collaborazione dell’altro Giotto, Marco alias Von Tesla (già Omega Invisible), ci consegna un disco di sola elettronica, una suite di 75 minuti divisa in cinque movimenti che paiono ricalcare l’andamento irregolare delle ere trisolariane, con sconvolgimenti subitanei tali da palleggiare l’ascoltatore fra il gelo dello spazio intersiderale e l’arsura dei paesaggi venusiani.

La traccia d’apertura dà esattamente l’idea di trasmissioni da un altro mondo, frammenti vocali, tracce di civiltà ignote, di forme di vita intelligente, segnali che gravitano incontrollati per alcuni minuti fino al ritorno in asse del pezzo: qualche ingenuità new age alla fin fine ci può pure stare. Nella seconda traccia sembra di rintracciare con chiarezza la mano di Von Tesla: una tempesta solare fatta di scampoli di beat, una specie di Aphex Twin con le apparecchiature in avaria che atterra su di un tappeto serafico, solcato da un battito extrasistolico. La terza è un lungo volo ascensionale giocato tutto in crescendo: il massiccio dispiego di arpeggiatori, un ventaglio di suoni ampio ma ben distribuito e qualche dissonanza piazzata nel punto giusto valgono il prezzo del biglietto. Nella quarta fanno il loro ingresso le percussioni, come se le forme di vita che si lasciavano presagire in apertura avessero deciso di palesarsi all’interno di un rituale etnofuturista: un sax ripete in loop sempre le stesse quattro note, forse nel timore che la nostra civiltà non sia in grado di decifrarne il senso. Nell’ultima parte si fanno largo palpitazioni irregolari, il respiro malato di un universo in rapida disgregazione, quindi il rimescolarsi incerto di materia oscura che finisce per volatilizzarsi in attesa di un finale inaspettatamente radioso.

Come spesso mi capita di dire, al netto del gusto personale, nell’attribuire valore a un percorso musicale deve avere il suo peso la capacità di elaborare un discorso autonomo e riconoscibile, abbinato alla bravura nel non fossilizzarsi su quanto fatto in precedenza: in questo senso va sottolineata l’abilità della Squadra Omega nel riuscire a sviluppare la propria idea di musica da prospettive sempre diverse, in maniera sempre più o meno convincente. Antiterra è disponibile in doppia cassetta self release o in cd, pubblicato da Macina Dischi e Offset Records.