SPIME.IM, Grey Line
Già con il singolo “Heliotrope” i torinesi Spime.im si erano guadagnati una passata di evidenziatore: elettronica umana e di concetto. E già dal loro debutto Exaland di ormai 4 anni fa avevano trovato casa su una -OUS sempre più eccellenza sfaccettata, che li supporta anche per un secondo disco, così oggi ci inebriano con 8 brani ritmici, ricchi di movimento e storia, come piccole matrioske da bypassare attentamente. L’impressione è quella di vivere un’esperienza fortemente immersiva, calandosi in un mondo elettronico, colorato, alieno, in prima battuta grazie alla voce di Stina Fors, che ci presenta il lavoro con la verve di chi sta facendo altro ma ha talmente tanto fascino da incollare chiunque alle casse, in seconda battuta con la costruzione di un disco in perenne equilibrio fra reale e immaginario, che abbraccia per intero i cambiamenti che stanno attraversando la cultura e la società. Natura, tecnologia, fuga dal quotidiano… un prisma bombardato da mille input che non cessano di sorprenderci. Forse la linea grigia sta proprio a simboleggiare il passaggio, come l’antico Rubicone o la moderna pillola dei Wachowski, ma non ci importa in questo momento. Quel che vogliamo è farci prendere a schiaffi dall’album e solo in un secondo momento cercare di decifrarlo. Quindi ben vengano gli strepiti di “Loren”, ben vengano i collegamenti che, come Henry Rollins in Johnny Mnemonic, cuciono passaggi culturali fra cyberpunk, elettronica, dubstep, hip-hop, in un grande crogiuolo che da Torino, da dove gli Spime.im provengono, rimbalza a Zurigo. Poi “Mirage”, due minuti scarsi nei quali urlare tutto te stesso. “Hint” chiude fra broken beats e tagli che pare di vedere delle rose del deserto trasformarsi in katane, confermandomi la stupenda impressione datami mesi fa.