SEPTICFLESH, Modern Primitive
Non so esattamente cosa vogliamo dire ai Septicflesh, che sono all’undicesimo album. Potrei prenderli per il culo per come si conciano (Star Trek più “Battaglia per la Terra” più Flash Gordon), ma abbiamo tutti i nostri scheletri nell’armadio. Potrei dire che le copertine tanto photoshoppate non sono di mio gradimento, figurarsi il death metal ancora più photoshoppato, dato che spesso penso che non siano stati insieme in studio nemmeno per un secondo, e non solo perché pompano qualunque cosa con arrangiamenti orchestrali hollywoodiani. La verità, però, è un’altra: io mi diverto tanto coi Septicflesh.
Caro lettore di Wire, non dovrei essere contento di ascoltare i Septicflesh, lo so. Di greco, dovrei sentire solo i Mohammad, bevendo Ouzo e discettando sul drone, sugli strumenti autocostruiti e sui legami psicogeografici col Mediterraneo. Di greco, dovrei guardare un film di Yorgos Lanthimos, e invece l’ultima cosa sui greci che ho visto è quella di Zack Snyder, “questa è Sparta”, eccetera. Ecco, i Septicflesh sono lo Snyder Cut del death metal: fotografia assurda e cartoonesca, irrealtà, retorica, botti, tanti effetti speciali, violenza sì ma che non ti impedisce di finire comunque in tutti i cinema senza troppi divieti o di essere pubblicato da Nuclear Blast.
Per far capire al volo Modern Primitive potrei parlare di uno dei pezzi su cui hanno costruito un video, tipo “Hierophant”, ma basta davvero solo l’apertura “The Collector”: chitarra acustica vagamente egiziana, archi artificiali che strisciano dietro le quinte, poi i riffoni ignoranti cominciano a giganteggiare accompagnati dall’orchestra, arriva la voce da orco doppiata da un’altra voce da orco, seguono un paio di passaggi epici e melodici per tornare di nuovo ai riffoni ignoranti iniziali interrotti da un breve inserto d’archi rubati a 007, poi ancora il passaggio epico di prima e un ultimo frangente con la guerra più totale (Richard Benson RIP), fine. Il testo ha a che fare con Osiride (Egitto, capito?), che secondo la mitologia a un dato momento fu tagliato a pezzi dal fratello (14, quelli che cerca il collezionista/protagonista per diventare a sua volta un dio). Sai, caro lettore di Wire, perché divinità egizie? Perché i Septicflesh sono grossi, suonano grossi e non è che possono stare lì a raccontarti di quella volta che sono stati mollati dal fidanzato e di come comunque non roda loro il culo: per questo ci sono i Porridge Radio, che fanno ridere uguale, ma per motivi diversi. Inutile dire con chi ho voglia di stare mezzora, prima o dopo una giornata di merda passata solo a lavorare.