SPECTRAL VOICE, Eroded Corridors Of Unbeing
Si sta generando molto hype attorno al disco di debutto degli Spectral Voice, quartetto del Colorado formato da tre quarti dei Blood Incantation (band che ha vissuto lo stesso fenomeno e della quale vi abbiamo anche parlato per l’uscita del loro esordio Starspawn, del 2016) più il batterista Eli Wendler, che qui è anche cantante. Merito di tutto questo è della loro connazionale Dark Descent, etichetta che su queste pagine è apparsa diverse volte e che negli anni si è resa una vera protagonista in ambito death metal. Mentre i Blood Incantantion sono vicini a uno stile più classico, che rimanda ai Morbid Angel di metà carriera (tra Domination e Formulas Fatal To The Flesh), questa loro nuova incarnazione sprofonda nei meandri del death/doom, con un sound espanso e molto scuro. Necrotic Doom, buon demo di due anni fa, riassume perfettamente il concept e la proposta musicale che la formazione a stelle e strisce vuole portare avanti.
Questo Eroded Corridors Of Unbeing, nelle sue cinque tracce, esplora gli abissi e le mostruosità di un cosmo interiore devastato dai demoni, grazie ad un sound grezzo, non lontano dal funeral doom, che deve tanto agli Incantation quanto agli australiani dISEMBOWELMENT, band da cui il quartetto riprende molte soluzioni vincenti, come l’alternanza tra arpeggi malati in pulito da una chitarra e riff altrettanto malevoli in distorto dall’altra, eseguiti contemporaneamente. Il tutto – una cosa a cui Dark Descent ci sta abituando – suona molto poco americano e molto europeo (un altro nome di riferimento possono essere i finlandesi Unholy). I ritmi sono rigorosamente pachidermici e l’atmosfera è volta a riprodurre un vuoto cosmico e soffocante, in cui parti lentissime e prolungate fino allo sfinimento possono cedere il passo a sezioni monolitiche tipiche dei Bolt Thrower (come avviene nell’iniziale “Threshold Beyond” e in “Dissolution”). Mentre molti album del genere risultano impenetrabili a chi non è abituato a queste sonorità, in questo caso i brani sono molto ben strutturati e il tutto si muove fluido e mai monotono. La produzione è molto buona e rende il disco ancora più scorrevole (aggettivo che per un lavoro del genere difficilmente viene usato). Questi sono gli ingredienti che hanno accresciuto i consensi per Eroded Corridors Of Unbeing. Se prima si poteva essere un po’ più diffidenti in attesa di un full length vero e proprio, ora è chiaro come gli Spectral Voice siano un nome su cui puntare. Se vogliamo essere sinceri, risultano essere di gran lunga più interessanti della band madre, che è di gran lunga meno personale e molto più derivativa. Possiamo quindi constatare come questo sia un hype più che giustificato e in futuro – se i nostri continueranno con questo standard – potrebbe anche diventare un fenomeno più esteso.