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SOUL OF ENOCH, Neo Locus

SOUL OF ENOCH, Neo Locus

Come avevamo già scritto in precedenza su queste pagine, da due anni a questa parte il dark sound sta tornando a farsi sentire: la reunion degli Epitaph, la sempre più crescente popolarità degli Abysmal Grief (e la recente conferma al prossimo Roadburn di entrambi questi nomi),  i Black Oath che a novembre, per i dieci anni di attività e per promuovere al meglio To Below and Beyond, faranno il loro primo tour europeo. In questo clima di rinnovato interesse troviamo anche i Soul Of Enoch, duo genovese nato nel 2005, ma che – a causa del protrarsi di problemi di line up – arriva al debutto solo alla fine dell’anno scorso, il giorno di Halloween. Neo Locus, prodotto dalla loro concittadina BloodRock Records, è la conferma di come David Krieg e Tony Tears (che già collaborano nel progetto solista di quest’ultimo) si muovano molto bene insieme in questo ambito. Grazie al prezioso aiuto di Matteo Ricci al basso e Fabio Casanova (entrambi provenienti dai Malombra) alle tastiere e di Carlo Opisso (Hocus Pocus, Il Segno del Comando) alla batteria, i due sono riusciti a comporre un disco molto interessante, che ci riporta in quell’atmosfera sulfurea, arcana e cimiteriale nella quale sono fusi doom, dark wave e progressive (di chiara derivazione italiana). Parliamo di qualcosa che negli anni Ottanta era di ultranicchia, ignorato in patria ma celebrato all’estero. La componente metal, che magari qualcuno si aspetta, in un simile contesto è spesso in secondo piano, tra melodie, parti di chitarra acustica, cori e tastiere dal vago tocco psych. Le cinque canzoni che compongono questo lavoro sono un viaggio verso una dimensione ultraterrena, un concept mistico ben elaborato e ben suonato.  La vena prog emerge lampante in “Yule” e “Children Shouldn’t Play with Dead Things”, nelle quali una wave sepolcrale incontra le trame esoteriche di Spettri e Balletto di Bronzo. Ci sono anche collaborazioni interessanti, come quella di Labes C. Necrothytus degli Abysmal Grief, che recita una parte in latino all’inizio del brano in apertura  “I Ask The Flies To Forgive Me”.

Un album del genere non può che far felici gli appassionati e tutti i seguaci di queste sonorità, ricordandoci l’incredibile versatilità di un genere che non ha mai vissuto un periodo di vero splendore (almeno dal punto di vista mediatico) e che oggi sta venendo pian piano riscoperto. Se amate l’arcano e il mistero, dovete avere questo Neo Locus.