Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

SONS AND DAUGHTERS, Mirror Mirror

Mirror Mirror

Segni di movimento nella scena indie d’Oltremanica: gli scozzesi compiono un passo (non lunghissimo) in avanti.

I Sons And Daughters (chissà se il nome è ispirato dalla canzone dei Queen…) nascono a Glasgow, per volontà di Adele Bethel (cantante, chitarrista e pianista) durante un tour dei connazionali Arab Strap. La line-up originale comprende, oltre a lei, David Gow (batteria e percussioni) e Ailidh Lennon (basso, mandolino e piano). A loro si aggiunge poi una seconda voce e chitarra, Scott Patterson, dando così il via a una serie di fortunati concerti. Nel 2003 esce per la Ba Da Bing Records l’album di debutto, Love The Cup (ripubblicato un anno dopo per la Domino Recordings). Poi nel 2005 la loro seconda fatica (The Repulsion Box), nel 2008 – dopo l’onore di essere invitati a un tour con Morrisey! – la terza (This Gift) e nel 2011 il loro quarto cd: Mirror Mirror, col quale mostrano, dopo una serie di album piuttosto nella norma, di aver sviluppato un linguaggio autonomo.

Ritroviamo i loro riff catchy, i loro hook: il tutto all’insegna di uno stile minimale, forse erede della destrutturazione firmata Devo, nel quale di rado gli strumenti si sovrappongono (prova ne è “Silver Spell” col suo inizio, un ronzio crescente sovrapposto a colpi ieratici di batteria, ai quali si alternano ora il duo vocale ora lunghe note di synth). Gli interventi di Scott, contraltari medio-gravi alle linee acute e sensuali di Adele, danno un’accattivante nota di colore (ganzi quelli di “Ink Free” o di “Axed Actor” che ricordano – tra virgolette – un coro gregoriano in lontananza). In più c’è una spruzzata di elettronica e chissà se la traccia “The Model” è un omaggio ai Kraftwerk, del resto la regolarità “matematica” delle costruzioni ricorda un po’ il kraut-rock. Niente di rivoluzionario o di sconvolgente in ambito indie, ma i consueti stilemi dei Sons And Daughters sono stati piegati al fine di creare un’atmosfera abbastanza inedita almeno per loro: ipnotica, rarefatta, un po’ noir e talvolta alienante (come in “Don’t Look Now”). E il risultato è piacevole.

Tracklist

01. Silver Spell
02. The Model
03. Breaking Fun
04. Orion
05. Don’t Look Now
06. Ink Free
07. Rose Red
08. Axed Actor
09. Bee Song
10. The Beach