Sono tornati i Khanate. In ascolto To Be Cruel
Anzitutto, se volete approfondire, noi abbiamo interviste ad Alan Dubin e a Stephen O’Malley.
I Khanate tornano dopo 14 anni. Furono e sono una band doom eterodossa formata da musicisti provenienti da Sunn O))), OLD e Blind Idiot God. Sacred Bones pubblica oggi To Be Cruel, tre tracce per 60 minuti.
Nati a New York, stanno per farsi conoscere di nuovo anche grazie alla discografia in streaming e a un progetto di ristampe: Clean Hands Go Foul (2009), Capture & Release (2005), Things Viral (2003) e Khanate (2001) i titoli.
Stephen O’Malley, Alan Dubin, James Plotkin, Tim Wyskida hanno tutti carriere autonome, ma un po’ prima del lockdown si sono trovati per scrivere questo nuovo album.
Stephen [O’Malley] e io abbiamo avuto la chance di fare musica insieme per una compilation Drag City del 2016. Lì abbiamo capito di voler lavorare ancora. Ci siamo affittati uno studio incredibile a Woburn (Inghilterra), così da registrare chitarra e batteria, la base futura di To Be Cruel, spiega il batterista Wyskida. Abbiamo condiviso queste prime registrazioni con James [Plotkin, basso e synth] e Alan [Dubin, voce], che hanno subito trovato motivazioni per creare nuova musica per i Khanate. James ha iniziato ad arrangiare il materiale e sviluppare nuove idee immediatamente, così Alan con i testi.
Orgone, lo studio a cui ha accennato Tim, è in un posto isolato, nel mezzo di campi di proprietà reale, aggiunge Stephen, mentre realizza che l’ispirazione a loro due è giunta anche da quel luogo. A un certo punto, durante la Seconda Guerra Mondiale, era una stazione radio che trasmetteva falsi comunicati tedeschi alla Francia occupata.
A proposito dei temi affrontati in To Be Cruel, Alan dice: L’album ritrae visceralmente e metaforicamente un destino di autosacrificio che forse ironicamente incolpa di questo entità esterne. C’è bisogno di vendetta, ma… contro chi e perché?