SON VOLT, Notes Of Blue

Non si può non riconoscere a Jay Farrar – mente, chitarra e voce dei Son Volt –  una certa coerenza. Reduce dall’esperienza alt-country degli Uncle Tupelo a inizio anni Novanta (ricordiamo il collegamento Uncle Tupelo-Wilco, dei quali tutti conosciamo gli sviluppi di carriera), Farrar ha continuato, con dedizione e costanza, a costruirsi intorno una piccola nicchia in cui coltivare la sua fiera, nonché proficua, adesione agli stilemi del country e di tutto quello che ci gira intorno.

Nonostante Trace, primo album dei Son Volt del ’95, contenesse ancora parecchie intemperanze alternative che lo ponevano in diretta continuità con il gruppo madre, nel corso degli anni e dei dischi il musicista del Missouri ha dimostrato una sempre maggior propensione a rimanere all’interno del “canone”, tanto che di alternative nella sua penultima uscita, molto opportunamente intitolata Honky Tonk, non è rimasto che un discreto piglio di sottofondo. Piglio che rimane anche in questo Notes Of Blue, che – pur mantenendosi decisamente sul solco tracciato – abbandona per un attimo i valzer e l’oltranzismo bluegrass del predecessore. Accanto alle classiche e incisive ballatone con corredo da picco glicemico di steel guitar e violini, su cui si staglia la solida voce con pieghe alla Vedder di Jay, saltano fuori scale e accordi della tradizione blues elettrificati in maniera quasi sfrontata se paragonati con la generale placidità pensosa con cui Farrar dimostra di essere più a suo agio. E non a caso il delicato fingerpicking di “The Storm” e le atmosfere ovattate e oniriche di “Cairo And Southern”, gli episodi in acustico maggiormente riflessivi che rimandano ora a Bill Callahan ora a Nick Drake, risultano essere anche i più efficaci e sentiti del lotto. Ma al di là degli innesti e delle variazioni sul tema, sono ormai vent’anni che i Son Volt incidono sostanzialmente lo stesso disco. E potrebbe anche non essere un male, visto che riescono il più delle volte a dar vita a composizioni solide. Il problema è quando una poco ispirata convenzionalità nella scrittura s’affaccia all’orizzonte, rendendo alcuni dei dieci brani inclusi in questa ottava uscita una sbiadita auto-copiatura.

Tracklist

01. Promise The World
02. Back Against The Wall
03. Static
04. Cherokee St.
05. The Storm
06. Lost Souls
07. Midnight
08. Sinking Down
09. Cairo And Southern
10. Threads And Steel