SOCIETY SUCKER, Society Sucker
L’esordio “self-titled” dei Society Sucker dura dieci minuti, il doppio del precedente demo, dal quale nasce il suono che qui raggiunge la maturità. La band della North Carolina è uno di quei gruppi neo-hardcore punk che raccolgono dal retaggio di New York uno stile più pesante e, spesso, meno veloce. L’arma vincente dei Society Sucker sta nel non abusare di queste influenze e nel crearsi un sound caratteristico: questo, però, potrebbe anche non esaltare, in quanto poi il minestrone finale potrebbe sembrare freddo, ma almeno è una ricca proposta aggiunta al già vasto mondo del beatdown hardcore più accomodante. Fin dall’iniziale “Sentenced” si nota come l’originalità non sia il tratto distintivo della band, ma questo pezzo lento e carico introduce la doppia voce schivando del tutto l’hardcore più ritmato e battuto. La sua conclusione si allaccia alla successiva “Burdened” grazie all’ausilio di note che aizzano il mosh e che qui trovano la giusta concretezza. Il crollo radicale di “Repeat Offender” non rende onore al corpo del disco, i Society Sucker dovevano osare di più col peso specifico della traccia. Questo compito viene lasciato a “Powerless”, dalla quale riemergono bassi che ne fanno un richiamo alla musica estrema degli anni Ottanta, in una giusta contrapposizione con l’inizio nervoso dell’album.