SNEER, Young Again
Chitarra, sax baritono e batteria le armi degli Sneer, con le quali affrontano di piglio una nuova gioventù insperata. Y Records da Vicenza si fa portavoce di 13 brani nei quali il suono si fa cangiante, fra incursioni nel jazz, nella spy music, in una sorta di deserto dell’anima. A giungere limpida all’orecchio sin dal primo ascolto è la compiutezza delle composizioni, definite, guizzanti e colorate come pesci variegati di un certo calibro. Stile ed inventiva non mancano ai nostri, che riescono a costruire piccoli colpi di genio, come una Wagging Roperite gustosa e rotonda.
A tratti sembra di essere in un film. L’umorismo di “Lame Train”, il tormento emotivo di “Ballad”, l’avventura rocambolesca di “Isle Of Saints”, il meló da cartolina di “Doorstep Of Run” sono tutti lati di un’opera di regia e di immaginazione collettiva perfettamente centrata. Tutto questo permette loro di muoversi fra i generi creando vie per l’electrojazztunz come “Flattener”, giocando con sincopi sonore in “Reen”. Il suono viaggia lucido e corposo, muscolare a tratti, tanto che sarebbe da farlo sentire a Mike Patton per portarli sulla Ipecac un giorno. Cani rabbiosi e il basso di una taz a deformare il ghigno omonimo. C’è ancora spazio per una pista da ballo storta in “Losco”, il groove di “Quique” e la malinconia polposa di “Young Again”.
Massimiliano Milesi, Francesco Baiguera e Michele Zuccarelli Gennasi, i tre Sneer, sono riusciti a fare un disco elegante, carnale e sfaccettato, storto e languido. Perderseli sarebbe un delitto.