SMITH WESTERNS, Dye It Blonde
Largo ai giovani!
Gli Smith Westerns sono una band indie (pop) rock nata nel 2007 a Chicago dai fratelli Cullen e Cameron Omori e da Max Kakacek, ai quali si è aggiunto nel 2008 il batterista Hal James: si tratta una manica di ragazzetti sui vent’anni e con la faccia pulita, cresciuti a pane e brit-pop (Suede, Oasis, Pulp…). Recentemente si sta parlando abbastanza di loro e si fa spesso riferimento a possibili modelli, scomodando mostri sacri quali Bowie e Marc Bolan, il compianto leader dei T-Rex (del resto la musica inglese degli anni Novanta da loro due ha attinto a piene mani). Qualcuno, specie per il brano “Only One”, ha parlato di influenza dei Beatles, ma nemmeno questo stupisce, considerato l’imperituro ascendente dei Fab Four sulla musica odierna. Non mancano in certi coretti rimembranze dei Beach Boys, tanto che forse non è un caso che il disco sia prodotto proprio da Chris Coady, uno che può vantarsi di aver lavorato con Brian Wilson & Co.. Vediamo se è molto rumore per nulla…
Il disco si caratterizza per brio e vivacità, oltre che per una strabordante vena melodica: quasi tutte le canzoni si strutturano attorno a hook di chitarra iniziali, sempre canticchiabilissimi, sui quali si dipana l’intero brano. La scelta dei due pezzi d’apertura (“Weekend”, che è anche il singolo, e “Still New”) è molto efficace e conferma quanto detto. Non per nulla alcuni hanno persino definito il loro genere “new power pop”, specie per la chitarra istrionica di Cullen (si ascolti “End Of The Night”). Talvolta si fa spazio la malinconia, ma pure in questi casi, per esempio in “All Die Young”, lo si fa rivolgendosi al passato, con un organetto che rievoca quello dei Procol Harum. Si sono abbandonate le asprezze lo-fi (figlie di una registrazione casereccia) dell’esordio omonimo, rivelando con arrangiamenti più ricchi e melodie più sinuose una crescita artistica, ma conservando una grande liricità. Un gruppo giovane, sì, ma che si è fatto le ossa su palchi, europei e americani, come supporter di gruppi affermati quali MGMT, Florence And The Machine, Belle & Sebastian, Girls e Passion Pit. Così, grazie queste esperienze, gli Smith Westerns sono riusciti a “entrare nel giro”. Senz’altro non piaceranno agli amanti dello sperimentalismo a tutti i costi o a chi lamenta l’atteggiamento di “sudditanza” della musica odierna nei confronti del passato, ma a tutti gli altri sapranno regalare bei momenti.