SLEAP-E, 8106

Da Bologna Sleap-e torna con il suo secondo disco, registrato durante una residenza artistica alla storica venue ravennate Bronson.

La forza di Sleap-e (nome d’arte, unione fra dormire e saltare, della giovane Asia Martino Morabito) è la freschezza che riesce a trasmettere con le sue brevi canzoni, mosse da un’impeto che avremmo chiamato anti-folk fossimo stati qualche decennio fa a New York, ma che col tempo si è trasformato, per magici passaggi, in bossa egg-punk. Al di là dei generi, che lasciano il tempo che trovano, a rimanere sono le atmosfere e i brani che, come sabbia fra le dita, passano regalandoci qualche brivido. Sin dalla copertina si intuisce il mondo fantastico e schizzato all’interno del quale si muove Sleap-e, con un suono scassato e morbido allo stesso tempo, che nasconde sorprese ben più grandi di quelle che ci si aspetta, ad esempio una “Poetry” che riecheggia addirittura una versione in scala dei Doors, una “Sad Is Ugly” nella quale Sleap-e mostra la via per un busking colorato e trascinante. Il talento è innegabile, colpisce quando i brani si svestono di quasi tutto, restando minimali e caracollanti come da 40 anni a questa parte nelle migliori produzioni lo-fi, quelle colpite dalla forza melodica delle loro autrici e dei loro autori. Come per le cose più trasversali e d’acchito orecchiabili coinvolgo nell’ascolto di Sleap-e anche mia figlia, che non condivide la definizione di “pop” per questo lavoro e che resta piacevolmente colpita anche lei dalla grafica di copertina, dove un lupo sta in mezzo a varie creature più o meno fantastiche, in apparenza quieto.

8106 è un viaggio all’interno di un mondo dissestato, colorato, nel quale convivono fraseggi blues, slanci pop, ruvidezze che si avvicinano al mondo underground e indipendente. Protagonista Sleap-e, con Bronson Recordings che non ne sbaglia una.